Continua
l'appuntamento con la rubrica
" Io e il Musical"
Questa volta Massimo
Davico ha intervistato il dott. Gianni Gori,
direttore di produzione del Teatro "Verdi" di Trieste.
Grande appassionato di teatro, si deve a Lui l'idea di produrre
musical per i cartelloni del Festival dell'Operetta di Trieste.
Come è nata l’idea di portare il musical nel
programma del Festival dell’Operetta di Trieste?
Mi preme subito sottolineare che non si è trattato di una novità
assoluta. Il Festival ha più di trent’anni di vita, in quanto
ha avuto una preistoria negli anni cinquanta nel Castello di San
Giusto: già allora venne portato in scena “Kiss me, Kate”;
credo che sia stata la prima assoluta di un musical in Italia,
anche se ancora nello spirito della vecchia operetta. Poi negli
ultimi anni è stato un passaggio quasi inevitabile, dal momento
che l’operetta è un genere storico esaurito; bisognava per
forza di cose ampliare questo capitolo del teatro musicale e
andare verso il musical. Anche se, devo dire, il musical è forse
la continuazione dell’opera, più che dell’operetta.
L’incontro determinante è stato quello con la Compagnia della
Rancia, dopo alcuni tentativi, anche tutto sommato fortunati, con
compagnie americane che erano in tournée in Italia. Erano
comunque sempre allestimenti minori, una specie di “assaggio”
del musical per il nostro pubblico. Nel ’93, con “Cabaret”
abbiamo invece iniziato la coproduzione con La Rancia e questi
allestimenti italiani sono diventati ormai un punto fermo del
Festival, anche perché il pubblico ha dimostrato di gradirli
moltissimo. Anche il Teatro dell’Opera si sta, pur con qualche polemica,
aprendo al mondo del musical…
Io credo che se il Teatro d’Opera vuole
sopravvivere questa sia una strada obbligata. Il pubblico
tradizionale vuole ormai solo quei quattro o cinque titoli di
richiamo, sempre quelli, sempre con allestimenti e regie
tradizionali. Il pubblico giovane ama invece questo tipo di
spettacolo musicale. Anche all’estero, ad esempio nei paesi di
lingua tedesca, i teatri lirici delle grandi città alternano con
massima naturalezza “Il Trovatore” con “L’uomo della
Mancha”, “Boris Godunov” con “West side story” e così
via. C’è ormai una consapevolezza che il teatro musicale, se
vuole avere una linfa nuova, deve per forza attingere a quel
serbatoio infinito di grande spettacolo che è il musical. Il
Regio di Torino quest’anno ha prodotto “Kiss me, Kate” che
ha avuto grandissimo successo, pur essendo – a mio parere almeno
- un’operazione…perfettibile
diciamo; ancora un ibrido mi permetto di affermare. Comunque un’operazione
che ha avuto successo, senza dubbio più di quanto gli
organizzatori stessi prevedessero e di cui dovranno per forza
tenere conto in futuro. Lei personalmente che tipo di musical predilige?
Io, anche per questioni generazionali,
preferisco il musical “storico”, la corrente Gershwin – Cole
Porter. Anche perché sia i valori dell’azione, della trama, sia
i valori musicali sono al di sopra di ogni sospetto. Sono lavori
che funzionano ancora benissimo e sappiamo che ormai anche in
Italia c’è il “materiale umano”, giovani di talento e
preparati, che consentono l’allestimento anche di questi titoli,
cosa che fino a non molti anni fa sarebbe stata decisamente più
problematica. La speranza è quella di poter avere una produzione
di spettacoli nuovi, scritti da compositori italiani. Ma anche in
questo senso la strada è stata aperta lo scorso anno proprio qui
a Trieste, dove ha debuttato con grandissimo successo
“Dance!”. Trieste ha un pubblico che spesso ci stupisce; è
una città “vecchia”, con un pubblico anziano, molto
conservatore; ma prodigiosamente quando ci sono questi spettacoli
come “Dance”, o
“Grease” quest’anno (fra l’altro tutto
con interpreti giovanissimi), si trasforma in una “banda di
scatenati”, entusiasti e osannanti. Tutto questo è molto bello e… confortante!
Mi rammarico che l’Italia scopra il musical
in anni in cui abbiamo perduto molti compositori come Nino Rota,
Gino Negri e altri che avrebbero potuto regalarci, sono certo,
grandi spettacoli in questo genere teatrale. Ne ho parlato ad
esempio con Nicola Piovani, che però ancora non è convinto… ci
sono comunque musicisti che stanno lavorando molto bene, Cocciante
ad esempio, Gianluca Cucchiara… La possibilità di proseguire in
positivo è davvero concreta. Ne sono certo. Grazie per la Sua disponibilità. Ci
auguriamo che nel mondo teatrale italiano molte persone la pensino come
Lei!
A
cura di Massimo Davico
Le
altre interviste di "Io e il Musical" : Lorella
Cuccarini , Marco Columbro
, Saverio Marconi , Fabrizio
Frizzi , on. Piero Fassino
, Debora Caprioglio , Banda
Osiris , Raffaele Paganini
, Maria Laura Baccarini, Gigi
Vesigna, Renata
Fusco, Ottavia Piccolo
, Manuel Frattini, Giampiero
Ingrassia, Michele Renzullo,
Michele Carfora, Antonello
Angiolillo. Mauro Marino
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