Continua
l'appuntamento con la rubrica
" Io e il Musical"
Questa volta Massimo
Davico ha intervistato il giornalista Gigi Vesigna,
direttore "storico" di "Tv Sorrisi e Canzoni" e appassionato di
musical
Cosa ne pensa
del successo che sta avendo in Italia il genere musical?
Dico finalmente!. Io sono un grande appassionato di musical. Appena
posso vado a Londra e New York per farmi proprio delle abbuffate di musical.
Il successo è arrivato anche in Italia perché finalmente qualcuno ha avuto la capacità
di trovare le persone giuste, di trovare artisti in grado di recitare, cantare e ballare.
La cartina di tornasole è stato A Chorus Line. A
Broadway io lho visto 4 volte, ero presente anche allultima replica, quando
gli artisti avevano i costumi ormai consunti, e devo dire che ledizione italiana,
soprattutto la ripresa di due anni fa, non mi ha assolutamente fatto rimpiangere quella
americana.
Tra i musical mai giunti in Italia quale ricorda particolarmente?
Ce ne sono molti, devo dire. Dovendo scegliere però mi viene subito in mente I Miserabili che ho visto
nelledizione di New York. Ricordo che scoprii subito che Pippo Baudo si era
impossessato di una canzone per farne una sigla di un suo programma televisivo. E un
grande musical, una macchina molto complessa che credo sia difficile far giungere in
Italia.
A Londra e New York ci sono musical in scena da decenni, Ritiene che in Italia sia
possibile creare degli spettacoli a così lunga tenitura?
Ho paura che sia impossibile. E proprio un sistema teatrale diverso. Daltro
canto in America accade anche lopposto, cosa che in Italia non mi pare sia mai
successa. Le racconto un episodio. Anni fa sono stato a New York di passaggio mentre mi
recavo a Disney World. Proprio quella sera era in programma la prima di uno spettacolo sui
fratelli Marx di cui non ricordo il titolo. Mi ero ripromesso di andarlo a vedere nel
viaggio di ritorno. Due giorni dopo tornai e lo spettacolo già non era più in scena. I
produttori, visto lo scarso successo, avevano preferito perdere il budget
dellallestimento piuttosto che continuare ad essere in passivo tutte le sere. Qui in
Italia uno spettacolo è già venduto prima ancora di andare in scena
E una
mentalità diversa. A New York una domenica sono stato sul set di Sentieri; meravigliato che
tutto fosse operativo anche in un giorno festivo mi è stato detto che il profitto
non conosce domenica.
Cè una canzone tratta da un musical che ricorda particolarmente?
Più di una
la struggente Memory di Cats, Dont
cry for me Argentina di Evita, molte canzoni di Grease, di cui mi
è piaciuta molto anche ledizione italiana.
Lingresso di un musical (West side story) alla Scala, ha fatto
sorgere qualche polemica tra gli amanti del bel canto. Lei cosa ne pensa ?
Mi sembra che sia stata una polemica pretestuosa. Si trattava oltretutto di un
musical che è ormai proprio un classico. Mi è spiaciuto caso mai che la Scala, con i
mezzi che ha a disposizione, economici ma soprattutto tecnici, non abbia affrontato un
allestimento originale.
Che sviluppo prevede per il musical in Italia nei prossimo futuro?
Voglio essere ottimista e dico che prevedo un luminoso futuro. Occorre però fare
molta attenzione. Già nella stagione corrente abbiamo assistito a spettacoli mediocri. Mi
riferisco a Beatrice e Isidoro. Non è possibile uscire da un musical e non
ricordare neppure una canzone. Spettacoli così allontanano il pubblico. Non si può
costruire un musical senza un testo valido, senza una canzone da ricordare. Dico questo
con tranquillità perché il mio pensiero lho riferito subito anche al regista,
Franco Miseria, che è un mio amico e che stimo e che fra laltro sta aprendo
a Roma una scuola per la ricerca di talenti per il musical. Mi hanno detto un gran bene
invece di Dance,
ma ancora non ho avuto la possibilità di assistervi.
Il musical potrebbe avere successo in televisione?
Secondo me sì. Può avere successo come possono averlo anche altre commedie.
E il solito discorso sul teatro in televisione: la TV commerciale non può mandarlo
in onda perché non si può interrompere con la pubblicità. La RAI ha paura di fare
scarsi ascolti e quindi lo manda a orari proibitivi. Mi pare che Grease sia
stato ripreso dalla televisione, ma non si ha il coraggio di mandarlo in onda. E pensare
che la televisione italiana è nata trasmettendo in diretta le riviste, con i mezzi di
fortuna dellepoca. Chissà cosa si potrebbe fare con le capacità tecniche di oggi!
Grazie per la Sua disponibilità. Due parole per concludere?
Il teatro italiano ha avuto una nuova vitalità dal successo del musical. Spero che si
prosegua su questa strada con spettacoli sempre più raffinati ed allaltezza della
situazione.
A
cura di Massimo Davico
|