testata_logo.jpg (11960 byte) testata_titolo.jpg (9000 byte) testata_fine barra_lat.jpg (5611 byte)
testata_sotto.jpg (6334 byte) testata_sfumatura.jpg (5152 byte)HomePrenotazioni on-lineIl MerchandisingMusical che spettacolo: i contattimusicalclub
.. ....... ..
primo piano
..
Sette
..
spettacoli in programmazione
.. ....... ..
album
.. ........ ..
La Bacheca
.. ......... ..
Borsino : Il Musical in cifre
.. ......... ..
i links
.. ......... ..
fine_tabella2.gif (1213 byte)
prenofacilehhhhhhkkkkkk


Continua l'appuntamento con la rubrica

" Io e il Musical"
Questa volta Massimo Davico ha intervistato il giornalista Gigi Vesigna,
direttore "storico" di "Tv Sorrisi e Canzoni" e appassionato di musical


vesigna.jpg (15994 byte)Cosa ne pensa del successo che sta avendo in Italia il genere musical?
Dico “finalmente!”. Io sono un grande appassionato di musical. Appena posso vado a Londra e New York per farmi proprio delle “abbuffate” di musical. Il successo è arrivato anche in Italia perché finalmente qualcuno ha avuto la capacità di trovare le persone giuste, di trovare artisti in grado di recitare, cantare e ballare. La “cartina di tornasole” è stato “A Chorus Line”. A Broadway io l’ho visto 4 volte, ero presente anche all’ultima replica, quando gli artisti avevano i costumi ormai consunti, e devo dire che l’edizione italiana, soprattutto la ripresa di due anni fa, non mi ha assolutamente fatto rimpiangere quella americana.
Tra i musical mai giunti in Italia quale ricorda particolarmente?
Ce ne sono molti, devo dire. Dovendo scegliere però mi viene subito in mente “I Miserabili” che ho visto nell’edizione di New York.  Ricordo che scoprii subito che Pippo Baudo si era impossessato di una canzone per farne una sigla di un suo programma televisivo. E’ un grande musical, una macchina molto complessa che credo sia difficile far giungere in Italia.
A Londra e New York ci sono musical in scena da decenni, Ritiene che in Italia sia possibile creare degli spettacoli a così lunga tenitura?

Ho paura che sia impossibile. E’ proprio un sistema teatrale diverso. D’altro canto in America accade anche l’opposto, cosa che in Italia non mi pare sia mai successa. Le racconto un episodio. Anni fa sono stato a New York di passaggio mentre mi recavo a Disney World. Proprio quella sera era in programma la prima di uno spettacolo sui fratelli Marx di cui non ricordo il titolo. Mi ero ripromesso di andarlo a vedere nel viaggio di ritorno. Due giorni dopo tornai e lo spettacolo già non era più in scena. I produttori, visto lo scarso successo, avevano preferito perdere il budget dell’allestimento piuttosto che continuare ad essere in passivo tutte le sere. Qui in Italia uno spettacolo è già venduto prima ancora di andare in scena… E’ una mentalità diversa. A New York una domenica sono stato sul set di “Sentieri”; meravigliato che tutto fosse operativo anche in un giorno festivo mi è stato detto che “il profitto non conosce domenica”.
C’è una canzone tratta da un musical che ricorda particolarmente?
Più di una…la struggente “Memory” di “Cats”, “Don’t cry for me Argentina” di “Evita”, molte canzoni di “Grease”, di cui mi è piaciuta molto anche l’edizione italiana.
L’ingresso di un musical (“West side story”) alla Scala, ha fatto sorgere qualche polemica tra gli amanti del “bel canto”. Lei cosa ne pensa ?
Mi sembra che sia stata una polemica pretestuosa. Si trattava oltretutto di un musical che è ormai proprio un classico. Mi è spiaciuto caso mai che la Scala, con i mezzi che ha a disposizione, economici ma soprattutto tecnici, non abbia affrontato un allestimento originale.
Che sviluppo prevede per il musical in Italia nei prossimo futuro?
Voglio essere ottimista e dico che prevedo un luminoso futuro. Occorre però fare molta attenzione. Già nella stagione corrente abbiamo assistito a spettacoli mediocri. Mi riferisco a “Beatrice e Isidoro”. Non è possibile uscire da un musical e non ricordare neppure una canzone. Spettacoli così allontanano il pubblico. Non si può costruire un musical senza un testo valido, senza una canzone da ricordare. Dico questo con tranquillità perché il mio pensiero l’ho riferito subito anche al regista,   Franco Miseria, che è un mio amico e che stimo e che fra l’altro sta aprendo a Roma una scuola per la ricerca di talenti per il musical. Mi hanno detto un gran bene invece di “Dance”, ma ancora non ho avuto la possibilità di assistervi.
Il musical potrebbe avere successo in televisione?
Secondo me sì. Può avere successo come possono averlo anche altre commedie. E’ il solito discorso sul teatro in televisione: la TV commerciale non può mandarlo in onda perché non si può interrompere con la pubblicità. La RAI ha paura di fare scarsi ascolti e quindi lo manda a orari proibitivi. Mi pare che “Grease” sia stato ripreso dalla televisione, ma non si ha il coraggio di mandarlo in onda. E pensare che la televisione italiana è nata trasmettendo in diretta le riviste, con i mezzi di fortuna dell’epoca. Chissà cosa si potrebbe fare con le capacità tecniche di oggi!
Grazie per la Sua disponibilità. Due parole per concludere?
Il teatro italiano ha avuto una nuova vitalità dal successo del musical. Spero che si prosegua su questa strada con spettacoli sempre più raffinati ed all’altezza della situazione.

A cura di Massimo Davico