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 PLATINETTE: LORELLA IN TEATRO E' TALENTO PURO
Un bell'articolo a
firma di Platinette, sul settimanale DIPIU' in
edicola, dedicato a Lorella Cuccarini ed al musical "Sweet
Charity".
Lorella in teatro è talento puro
Cari lettori, miei cari, non esco quasi mai la sera e se non lo
faccio è perché, come tanti italiani,guardo la TV e, ahimè, da
tanto, troppo tempo, non vedo chi tanto mi piace, per talento,
carattere, indole e familiarità acquisita negli anni... Ecco
così che qualche sera fa mi sono detta: se alcuni di quelli che
mi piacciono in TV ora nel piccolo schermo non ci sono e
lavorano in teatro, è proprio il momento giusto di andarli a
trovare e verificare se sono conferme o meno dell'altare sul
quale li ho innalzati... È così che, accettando il suo delizioso
invito, sono andata a vedere al Teatro della Luna di Assago a
Milano (un inferno le poltroncine strette, un vero calvario per
i miei fianchi opimi...) Lorella Cuccarini: la sofferenza per la
difficoltosa postura dura un nanosecondo, perché quando parte
Sweet Charity (un musical scritto da Neil Simon, nell'originale
al cinema con la regia di Bob Fosse c'era Shirley Me Laine, un
paragone per altre insostenibile, non per Lorella) dal palco ti
vola addosso subito un'ondata di talento, virtuosismo e incanto
tanto che farsi travolgere è piacere puro.
La Charity molto
sweet la fa la "Cucca" wonder, una specie di miracolo della
natura e della volontà, e il pubblico degli adoratori come me si
prostra: già dalle prime battute, senza nulla togliere ai
comprimari (compreso un "recuperato" Gianni Nazzaro di antica
memoria...) si percepisce che la versione italiana è in realtà
un "one woman show", ovvero il tappeto ideale per mandare in
scena la macchina da guerra del più grande talento di spettacolo
della scena leggera italiana. Le guardo, con l'interesse dello
stupito, le tornitissime gambe da quarantenne in splendida forma
(un insulto alla mobilità dei normali e volatili interno-coscia
altrui, anche quelli di molte presunte soubrette ancora in
attività all'interno della televisione), le inseguo sull'enorme
palco quel sorriso perenne di chi è soddisfatta di sé, mentre
recita, come quando si "sda" senza un accenno di fiatone con il
tocco magico di quel valore aggiunto che è il "Cucca style". C'è
Luca Tommassini a farla più moderna nelle coreografie e un
parterre di vipposi a renderle omaggio (ho la Hunziker a due
metri con la lingua metaforicamente di fuori di fronte a tanta
maestosità, salvo che poi correrà come una fan vera a omaggiarla
in camerino, così come faranno un'ancora splendida Mariangela
Melato, una rapita Paola Perego, una complimentosa Federica
Panicucci). Mi commuovo di fronte a tanta volontà e disciplina,
rido come una pazza con le note di "Big spender" (ottime le
"colleghe" del Fandango, il malfamato locale dov'è ambientato
buona parte del musical), ed ebbro di gioia m'infilo nei
camerini, cercandola, senza trovarla, per dirle quanta felicità
m'abbia dato ritrovarla, mentre penso a come glielo dovrei dire,
senza sembrare patetica (o peri- patetica. ..). Le vorrei
chiedere l'autografo sul cartoncino dello spettacolo, ma so che
non oserò. Quando finalmente le rintraccio lo sguardo da
lontano, sono con Rossella di Amici (ormai è un'adozione e non a
distanza) e la Cuccarmi, facendo felice la mia nipotastra arpia
le spara "... ma noi ci conosciamo...". Sudo come una pecora
bulgara (non ho xanax a portata di mano) e come una demente
anziana m'incarto nel dichiararle ammirazione e devozione,
quella che si deve avere, ed è un dovere, per chi, incredibile
ma ahimè vero, è al momento fuori dai grandi giochi televisivi
per un mistero da denunciare come palese ingiustizia. E in quel
momento che elaboro il pensiero, poi espresso senza incertezze a
Buona Domenica, che la Cucca è la Preside Ideale per la scuola
di Amici (semmai il talent-show di Maria de Filippi dovesse
tornare in TV nella prossima stagione). È notte fonda quando
Lorella Cuccarini mi anticipa un invito a cena (starà a Milano
qualche settimana, infatti) e per me, succube del "Vola con
quanto fiato hai in gola", è già tempo di serata indimenticabile
e di mezza crisi di panico: d'improvviso torno a essere quel
bambino, elegantino e goffo di quasi quaranta anni fa,quando
convinsi la mia povera mamma, la Bianca, ad accompagnarmi a
vedere la Mina (che ancora girava nei teatri di provincia, a
quel tempo insieme al grande Giorgio Gaber) e come allora, mi
sento così felice per avere toccato con mano che il talento
abita da qualche parte, spesso nelle donne, spesso lontano dalla
televisione, quella che vedo,decisamente differente da quella
che non si vede più.
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