a cura di
Massimo Davico
per musical.it
MASSIMO VENTURIELLO: Io
e il musical
Dopo "L'opera da tre
soldi", "Il tango delle ore piccole". E
all'orizzonte si profila "Rinaldo in campo"
Massimo
Venturiello, attore teatrale di prosa, cinematografico e
televisivo, da qualche tempo è assiduo
frequentatore del teatro musicale. Appena terminata la tournée
de "L' opera da tre soldi" è ora impegnato nel musical "Il
tango delle ore piccole" per la regia di Giovanni De Feudis
(dal 12 aprile al Teatro Nuovo di Milano). Al suo fianco, come
già nell'opera di Brecht, avrà come partner
Tosca.
Gli abbiamo chiesto di parlarci di questa sua nuova
esperienza nel teatro musicale.
Devo dire che la mia prima esperienza nel musical risale alla
stagione 1986/87 quando, con la regia di Franco Però, sono stato
protagonista di "Del mondo in mezzo ai turbini", che
abbiamo rappresentato in Italia ed a Houston. Un'esperienza
molto particolare che ricordo con piacere. Era la storia della
vita di Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart; le musiche
erano del compositore Antonio Di Pofi. Già in tale occasione
dunque mi è capitato di cantare dal vivo, accompagnato
dall'orchestra. Poi per molto tempo non è più successo per vari
motivi, in quanto ho lavorato molto nel teatro di prosa
(ricordiamo "Brancaleone", "La rosa tatuata", "Misery non
deve morire", n.d.r.) nel cinema e in televisione. Due
anni fa mi è stata proposta "L'opera da tre soldi" e da lì mi
sono appassionato, ho cominciato a lavorare sul canto
studiandolo più seriamente. Ed è nata una passione, confortata
anche dalla presenza di Tosca che mi ha incoraggiato e spronato.
Ci è stato poi proposto "Il tango delle ore piccole" ed ora,
come spesso avviene nell'ambiente, iniziano anche ad arrivarmi
nuove offerte sempre di teatro musicale.
Si parla infatti di una nuova
edizione di "Rinaldo in Campo" che la vedrebbe protagonista,
ancora accanto a Tosca
E' vero: il progetto esiste, ma per una serie di
problematiche non credo riusciremo a farlo nella prossima
stagione, in quanto ci sono già impegni sia da parte mia che da
parte di Tosca. Dovrebbero essere nel cast anche Ficarra e
Picone, ma anche loro nell'immediato hanno impegni
diversi. Però l'intenzione c'è, il progetto è concreto e
Garinei ci terrebbe molto. E' davvero nato un "amore" per il
musical da parte mia che credo e spero continuerà, perché
mi diverto molto a lavorare con la musica.
Ci parla de
"Il Tango delle
Ore Piccole"?
Sì.
E' un testo scritto da Manuel Puig, autore de "Il bacio della
donna ragno" e di tanta narrativa molto apprezzata negli anni
ottanta. "Il tango delle ore piccole" è un grande omaggio al
tango, raccontato attraverso la vita di Carlos Gardel, il
più grande cantante di tango, un vero e proprio mito per gli
argentini,
morto a soli 45 anni in un incidente aereo. Gardel
ha lasciato un segno indelebile nella cultura argentina in
quanto è stato
il primo a cantare sulle note del tango, che era una musica
proibita e che poteva essere suonata solo nei bordelli. Proprio
in un bordello dove si esibiva, Carlos conosce una
prostituta e se ne innamora follemente. Poi Gardel diventa una
star internazionale e si incontrano solo vent'anni
dopo, quando sarebbero liberi di avere una vita insieme ma c'è
appunto l'incidente che mette fine a tutto. E' uno spettacolo
tutto dedicato al tango, con moltissime parti danzate e tante
bellissime canzoni.
Cosa ne pensa del successo
che il musical sta ottenendo in Italia?
Il teatro tradizionale in Italia, soffocato tra cinema e
soprattutto televisione, attraversa un momento di stanchezza,
inutile negarlo anche se la cosa, per chi come me ama
profondamente la prosa, è certamente triste. Gli spettacoli di
teatro musicale al momento hanno più capacità di essere un
"evento" in grado di attirare pubblico. Bisogna dare atto alla
Compagnia della Rancia ed a Saverio Marconi di aver fatto
sviluppare in Italia un genere prima davvero poco frequentato e
nel quale oggi sono molti, anche a livello produttivo, ad
interessarsi. Si è visto che, in questo momento, il pubblico
preferisce forse spettacoli che offrano, oltre ad una parte
recitata, anche canzoni e danza. Credo che si sia persa un po'
la voglia e l'abitudine degli spettatori ad "ascoltare la parola". "L'opera da
tre soldi", che abbiamo appena finito, è stata davvero un grande
successo proprio grazie alla musica ed alle canzoni. Non voglio
dire che si debba fare sempre e solo teatro musicale, ma credo
che questa tendenza debba far capire che occorre dare una "scrollatina"
alla "muffa" teatrale che certo non ha fatto bene al settore nel
nostro paese.
12/03/05 - a cura di
Massimo Davico
per musical.it
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