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 I MUSICAL RUSSI ALLA MOSTRA DI VENEZIA
La prossima Mostra del Cinema di Venezia (30
agosto - 9 settembre)dedicherà una retrospettiva al cinema russo, con 18 titoli
realizzati tra il 1934 ed il 1969. Si tratta di film musicali,
il più famoso dei quali è certamente "Volga Volga".
Dal "Corriere della Sera" di oggi:
Al Lido «La storia segreta del
cinema russo», diciotto pellicole contestate o esaltate dal
regime sovietico
Risorgono i musical censurati da Stalin
Il dittatore amava «Volga Volga» epopea di battellieri
Stalin amava il musical. Il suo preferito era Volga Volga ,
edificante epopea di battellieri canterini sul grande fiume.
Nella sua dacia il dittatore aveva fatto installare un suo
cinema privato dove proiettava i suoi titoli prediletti, i
western di John Ford, le comiche di Chaplin. Ma più di tutti
amava quel musical russo. «Lo sapeva a memoria, anticipava le
battute a chi gli stava seduto al fianco e spesso cantava le
canzoni insieme con gli interpreti», svela Aliona Shumakova, che
con Muller ha curato «La storia segreta del cinema russo», 18
film musicali, poco e per niente visti, spesso oggetto di
censure, di scena alla Mostra in collaborazione con la
Fondazione Prada e l’Agenzia federale per la cultura e
cinematografia e Sovexportfilm di Mosca. Un karaoke, quello di
Stalin, un po’ sinistro, visto che quelle canzoni tanto amate
erano state scritte da Nicolaij Erdman, paroliere per campare,
scrittore satirico per vocazione, e in questa seconda veste
esiliato dallo stesso Josip, dotato di scarso senso
dell’umorismo rispetto alle critiche. Volga Volga invece, con il
suo mondo felice e immaginario, era perfetto. E ancor più gli
piaceva la sua protagonista, la bionda e bella Lyubov Orlova,
una sorta di Marlene Dietrich russa, capace di cantare, recitare
e ballare come nessun’altra. A dire il vero un difettuccio
Orlova ce l’aveva, discendente da una antica famiglia, nelle sue
vene scorreva sangue blu. Ai tempi un peccato non di poco conto.
Così la signora si spacciava per orfana. Con gran sollievo del
marito, Grigoij Aleksandrov, regista che il musical l’aveva
imparato negli anni ’30 negli Usa e che, grazie al successo
delle sue versioni formato sovietico, si era potuto costruire
una dacia uguale identica alla villa di Douglas Fairbanks. Sul
frontespizio una targa avvertiva: «La canzone ci aiuta a
costruire e a vivere meglio».
Gran rivale di Aleksandrov, fu Ivan Pyrev, l’altra colonna
portante del musical sovietico, autore di vivaci opere canterine
come Il trattorista o I cosacchi di Kuban . Specialista nella
commedia rurale, anche lui aveva la sua musa, Marina Ladynina,
bellezza campagnola, perfetta a danzare e rotolarsi tra i covoni
dei kolchoz. A beatificare invece le gioie delle vita di città
ci pensò Gerbert Rappaport con Cheriomushki , nome di un
quartiere modello fatto erigere da Stalin. In precedenza il
dittatore aveva già incaricato Shostakovic di celebrarlo, ma il
compositore non era stato abbastanza enfatico. Per fortuna
arrivò Rappaport e le sue musiche vennero buone per il musical.
G. Ma.
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