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Nuovo appuntamento con la rubrica
" Io e il Musical"
Per voi una nuova intervista a Fabrizio Angelini,
coreografo e regista

E presto un'intervista "doppia" con i protagonisti di "Sette spose per sette fratelli", Michele Carfora e Valeria Monetti.


Fabrizio Angelini (leggi l'intervista precedente) è di nuovo ospite delle nostre pagine per raccontarci del nuovo allestimento di "Sette spose per sette fratelli" e dei suoi progetti per il futuro.

Ciao Fabrizio, innanzitutto grazie per la consueta disponibilità. Nella locandina di "Sette spose per sette fratelli" compari non solo come coreografo ma anche come regista associato...

Anche se nelle precedenti edizioni di "Sette spose per Sette fratelli" figuravo soltanto come coreografo, fin dall'inizio il lavoro con Saverio Marconi è stato talmente collaborativo che questo spettacolo è uno di quelli che ho sempre sentito come un po' mio, quasi come un figliolo. E' stato quindi un percorso naturale (oltre al fatto che Saverio aveva una serie di impegni all'inizio di questa stagione, e grazie naturalmente alla fiducia riposta in me da lui e dalla Compagnia della Rancia stessa) ricoprire in questa edizione anche il ruolo di regista associato, cercando di ricreare lo spirito originale della regia di Saverio; inoltre gran parte dello spettacolo è composto di coreografia, forse è uno dei nostri lavori più danzati, è quindi per me è stato tutto sommato facile e naturale integrare le due cose, grazie anche all'esperienza con "Bulli e Pupe", di cui ho firmato sia le coreografie che la regia. Naturalmente il fatto di conoscere lo spettacolo molto bene (dal debutto del 1998, collezionando oltre 400 repliche, abbiamo cambiato diversi cast, ed ogni volta in pratica si ricominciava da capo con le direttive) ha fatto si che Saverio, che comunque ha seguito le prove, sia stato molto contento del risultato, e questo per me è sempre un traguardo molto importante, prima ancora del successo del pubblico, che comunque puntualmente sta accorrendo numeroso anche questa volta. Tutto ciò per me è ovviamente molto stimolante e gratificante, e mi ha permesso di creare anche un ottimo rapporto con il cast, un gruppo di interpreti di grande talento, entusiasmo e dedizione. Con loro continuo a provare costantemente, per la pulizia dello spettacolo e anche per le necessarie prove con i sostituti, che fanno parte del cast stesso e potrebbero andare in scena da un momento all'altro secondo le necessità Spesso durante il lavoro pomeridiano  molti di loro si presentano per assistere alle prove degli altri anche se non convocati, e questo mi sembra un grande esempio di attaccamento al lavoro e allo prodotto stesso. Una cosa fondamentale secondo me, insieme all’armonia tra le persone, per il successo di uno spettacolo.

Raccontaci di come hai concepito le coreografie di questo musical spettacolare, e, in particolare, se ci sono delle innovazioni rispetto alle edizioni precedenti.

"Sette spose" è stato il primo grosso lavoro che ho affrontato come coreografo, con  un cast di 24 persone (tutti principalmente danzatori, ad eccezione di Tosca nella prima edizione) e la presenza di un’etoile come Raffaele Paganini (che ha interpretato il ruolo di Adamo fino all'anno scorso). E’ ovvio che avessi un po’ di timore, anche per l’inevitabile confronto con il film, che tutti noi conosciamo molto bene, dal momento che viene spesso riproposto in televisione, e che rimane secondo me uno dei migliori prodotti musicali di quell’ epoca, anche coreograficamente. Bisognava quindi rendere quello spirito in teatro, cosa non facile, anche perché non avevo avuto modo di vedere lo spettacolo americano neanche in video (esiste infatti una versione teatrale del lavoro che però stranamente in America non ha avuto molto successo). Una delle difficoltà principali era quella di trovare degli acrobati in grado anche di cantare (in uno spettacolo in cui TUTTO è rigorosamente dal vivo, anche i cori) e recitare, oltre ovviamente ad eseguire delle coreografie che sarebbero risultate piuttosto impegnative. Abbiamo fatto, nel ’98, audizioni a Roma e Milano, e abbiamo formato il primo cast, che io ho sempre nel cuore, e che è ancora attaccatissimo allo spettacolo. Molti, che al momento sono impegnati in altri lavori, quando tornano a vederlo è come se tornassero in famiglia, e in questi anni si sono alternati nei vari ruoli ben 68 artisti! Definire come si è concepita una coreografia non è molto semplice. Io parto sempre dalla musica, con un ascolto ossessivo, una analisi delle partiture se possibile, e con dei miei diagrammi nei quali ricostruisco visivamente l’andamento del ritmo e delle varie componenti musicali. Inoltre anche  in “Sette spose”, è stato molto importante il lavoro con gli interpreti, tutti sempre di eccellente base classica: la mia formazione e l’ambientazione dello spettacolo nella seconda metà dell’800, oltre alle direttive registiche, mi hanno fatto optare infatti per una coreografia tutto sommato tradizionale, intendendo con questo termine una scelta ad esempio non trasgressiva, che poi credo sia quello che ci si aspetti di trovare. Sono presenti però dei momenti creati ex-novo: ad esempio il numero “Fai la corte”, che nel film si limita ad una breve canzone con dei semplici movimenti, da noi si è allungato, con una sorta di passaggio di tempo nel quale i fratelli hanno finalmente imparato le buone maniere e l’arte della danza, sfoggiando virtuosismi e specialità; oppure la danza della primavera, che non esiste né nel film né nel musical, così come il numero che riscuote sempre maggior successo, quello dei “Ritmi”: una specie di divertissement di fratelli e spose ormai innamorati all’interno della fattoria, che usando gli oggetti della casa come pentole, coperchi, secchi, piatti, cucchiai, e così via, danno vita ad un numero di grande effetto, rivelandosi oltre che attori-cantanti-danzatori-acrobati anche potenziali percussionisti. E naturalmente poi la scena del ballo alla festa, nella quale gli interpreti danno il loro meglio, anche con i virtuosismi acrobatici su una trave di legno sollevata da terra, proprio come nel film, con la differenza che qui i salti mortali vengono fatti “in diretta” tutte le sere, e spesso anche due volte al giorno! In questa edizione non ci sono state sostanziali modifiche coreografiche, se non l’adattamento di qualche particolare agli artisti stessi, cercando di mettere in evidenza le migliori doti di ciascuno. Sono stati aggiunti due brani appositamente per Michele Carfora, ma sono due canzoni che non presentano coreografia, e che sono tratte dal musical americano (non presenti quindi nel film).

Che cosa c'è nel tuo futuro artistico?

Riguardo i miei impegni futuri, in attesa di sapere cosa presenterà la Compagnia della Rancia il prossimo anno, sono stato contattato dalla compagnia Rockopera di Lucca, un gruppo giovane in ascesa, per curare le coreografie di “Joseph e la strabiliante tunica dei sogni in Technicolor”, uno spettacolo di A.L. Webber tradotto in italiano, con la regia di Claudio Insegno, che ritrovo dopo aver diviso con lui la regia di “Francesco: il musical” di Vincenzo Cerami al Lyrick Theatre di Assisi, nel quale ero anche coreografo. Inoltre è in programma per febbraio al Teatro Colosseo di Roma, un nuovo lavoro “off” del quale dovrei firmare la regia, ma questa è una sorpresa e ne parleremo più in là. Grazie e a presto!

Grazie a te Fabrizio, aspettiamo novità sulla tua brillante carriera!

  Intervista a cura di Sara Maccari