Dopo “Antonietta e Gabriele”, storia di una esclusione di due anime diverse eppure tanto simili nella Roma degli anni ’30, dalla penna di Simone Sibillano nasce “Amor mio” Siamo negli anni ’70 e l’accettazione della diversità è ancora difficile. Oggi il mondo se non è il migliore dei mondi possibili, è un mondo che sia pure a stento e fatica, affrontando ostacoli e improvvise inversioni di rotta, si avvia ad essere migliore. Noi vogliamo che lo sia e utilizziamo i nostri ferri del mestiere per collaborare a questa costruzione. Sul palco accanto alla grintosa coppia costituita dai ben noti cantattori Simone Sibillano e Brunella Platania si unisce la talentuosa performer Chiara Di Bari. Lo spettacolo andrà in scena il 27/28 e 29 aprile a Altro Spazio, in via Tiburno 33 a Roma. Per sostenere la realizzazione di questo spettacolo, è partita una campagna di crowdfunding sul portale Indiegogo a questo link .
Amor mio
E’la storia di un en travesti che sta per avere il suo debutto che vi racconteremo.
Un camerino, un palco, un pubblico in febbrile attesa: tra poco “il travestito” di cui tutta la città parla si esibirà. Un momento di divertimento per un pubblico eterogeneo che, nonostante il vento di libertà che spira in quegli anni ’70, si diverte al doppiogiochismo dell’ambiguità.
Del resto tutto è ambiguo nell’Italia anni ’70, in pieno fermento multiculturale, intriso di spirito di libertà, di trasgressione, di lotte politiche, libertà nei costumi, nei colori, nelle mode.
E non è tutto le donne diventano protagoniste complice il movimento di liberazione delle donne.
Un vento di novità che soffia attraverso la musica non solo made in USA ma anche quella che accompagna lo scorrere di chi è giovane in quel crocevia della storia: Battisti, Mina, Aznavour…
Mentre il mondo cambia, lui “il travestito” continua a vivere il doloroso dramma dell’esclusione, lui il marginale della storia e della vita. Quel palco, l’apertura di quel sipario appaiono come la sua possibilità. L’unica, forse l’ultima. Con lui una giovane donna, una francese che è la sua forza e un’ombra la madre con un carico di insopportabile dolore.
Un travestito, un essere umano in perenne apprendimento esistenziale, disperato equilibrismo di cuore e sentimenti, sempre in bilico tra il rifiuto e la precaria accettazione, una ricerca disperata di radici, in un continuo doloroso chiedersi il senso di quella vita che pure deve vivere, giorno dopo giorno, testa alta e cera nelle orecchie come Ulisse. Ma le Sirene che lo circondano non cantano amore e non intrecciano trame di reti nelle quali sarebbe dolce perdersi e addormentarsi come in un grembo di madre. Quelle Sirene non vivono il gioco di una sessualità negata, ma gridano e sputano veleno, deturpando nel profondo chi la sua vita in tacchi a spillo e abiti scintillanti vorrebbe solo viverla, sulla scena e in disparte. Una intima, profonda, incorrotta innocenza violata dal fango di chi si arroga la normalità: il solito vecchio scandalo della storia che si ripete da diecimila anni.
Uno scandalo che il travestito, conosce, indifeso: l’abbandono e il tradimento, il peggiore, quello che sua madre scrive sulla sua pelle bambina con la punta di un pennino che intinge nell’inchiostro nero e denso del rifiuto. Con quell’inchiostro al veleno lui scrive un doloroso amore: in un intreccio fra gioco, travestimento e ricerca di affettività. Il rifiuto di una donna troverà, forse,compensazione nella accettazione piena e incondizionata dell’altra donna.
Maria Laura Platania