Personaggi: Marco Stabile… in prosa

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Scritto da: Redazione • 3 Febbraio 2015
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In attesa di riprendere il musical "Dirty Dancing" il prossimo 2 luglio al Nazionale di Milano, il bravo Marco Stabile si cimenta a Roma in uno spettacolo di prosa. E’ infatti tra gli interpreti di "Il sogno di una vita", scritto e diretto da Alessandro Prete ed in scena al Teatro Ghione dal 17 al 22 febbraio. Tutto parte dalla domanda: “ Stiamo riuscendo a vivere la nostra vita?”. Ma perché ci dimentichiamo sempre da dove siamo partiti e dove vogliamo arrivare? Ma perché ci deve sempre accadere qualcosa di brutto per ricordarci a chi vogliamo veramente bene e che cosa ci interessa veramente? Ma perché dobbiamo vivere la nostra vita pensando di essere immortali e che abbiamo tanto tempo per fare le cose e riusciamo a rimandare tutto, dando molte cose per scontate? Lo spettacolo: “Il sogno di una vita” è un viaggio attraverso tutte queste domande… Per trovare forse un’unica risposta: Vivere la nostra vita… fino in fondo, nella sua pienezza, scoprendo i nostri reali talenti, senza paura, senza timori, senza tante ossessioni che servono solo ad offuscare la mente a deviare le azioni. Lo spettacolo viaggia su due dimensioni: una reale e realista e un’altra surreale, onirica. I personaggi si muovono attraverso questi due mondi paralleli: quello realista, in cui si muovono rappresentando il mondo che ci circonda e quello surreale in cui tutto diventa più specifico, più intimo….Il tutto è condito da una regia veloce che si propone di catapultare lo spettatore in questi due mondi attraverso un linguaggio molto cinematografico, ma ovviamente anche teatrale. Nel primo atto, cinque ragazzi di circa 18 anni hanno imparato a vivere in un orfanotrofio, facendo di questo istituto la loro casa e di loro stessi la loro famiglia; improvvisamente si svegliano e il loro nido si sgretola di nuovo. Ce la faranno? Forse alcuni di loro si e altri forse no. Tutto si svolge in una notte, l’ultima, forse. La storia inizia con i quattro che preparano le valige, non se ne devono andare necessariamente il giorno dopo, ma loro le preparano lo stesso, come se fosse davvero così… Ne manca uno, dove sarà? Lo scopriremo più in là. Intanto i quattro sono dentro la loro stanza, il loro rifugio: parlano del giorno prima, ricordano quando erano piccoli, le loro avventure, il loro passato insieme, ridono, scherzano, si prendono in giro, finchè non appare Luca: il quinto. La sua comparsa drammatizza gli eventi e la sua persona fa ripiombare tutti gli altri nella realtà, nel presente. Luca è un ragazzo molto sensibile, debole sotto certi aspetti, con un gravissimo problema di droga. I soldi per la droga li rimedia facendo le marchette a Valle Giulia, a Roma. Ogni tanto scappa dall’istituto ma poi ritorna a casa: l’orfanotrofio, nelle braccia della sua famiglia: gli altri quattro. I tempi stringono e ognuno prenderà la sua strada. Cosa possono fare per aiutare Luca? Le soluzioni o le non soluzioni sono tante, ma anche i quattro hanno le loro paure, le loro incertezze e quindi la soluzione sembra allontanarsi, finché ad uno dei cinque non viene in mente di ridare fiducia a Luca, a se stesso e agli altri usando l’illusione di un gioco, ma questa volta esplorando questo gioco in maniera diversa, credendoci veramente: la progettazione di una rapina in banca. Il gioco sembra per un momento riuscire nel suo intento: i ragazzi si impegnano nella progettazione della rapina come se tutto fosse reale, ma nel momento più bello accade un fatto che riporta tutti e cinque alla verità delle cose: La vita é un gioco? Forse si o forse no, vedremo… Nel secondo atto, i quattro ragazzi, cresciuti insieme in un orfanotrofio, si ritrovano, ormai trentenni, in occasione di una spiacevole circostanza: la grave malattia di uno di loro. Dopo un’infanzia difficile che ha cementato la loro amicizia, i quattro giovani hanno preso strade diverse: uno fa lo scrittore e il poeta, un altro è avvocato, un altro ancora fa il sindacalista ed infine l’ultimo è diventato prete. Percorsi diversi, esistenze diverse, ognuna con le proprie gioie e dolori. Ed ora, al capezzale dell’amico malato, si trovano costretti a confrontarsi con il problema della morte, ognuno con le proprie idee, soluzioni, riflessioni, caratteri; e a confrontarsi con la propria vita, una vita che fino a quel momento sembrava conquistata, acquisita, una cosa garantita, una “cosa” e basta… E proprio di fronte a questa situazione limite, per assurdo, prende corpo, significato e valore per ognuno di loro…. il sogno di una vita.  Accanto a Marco Stabile nel ruolo di Simone troveremo Giuseppe Maggio, Giacomo Ferrara, Luigi Belpulsi, Simone Carosio, Alessandro Prete, Marco Vivio e Federico Perrotta, con la partecipazione di Roberto Pedicini

 

Gli interpreti

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