Filippo Strocchi, 27 anni da Modena, dopo il successo come Danny Zuko in "Grease" della Compagnia della Rancia, è nel cast di "Wicked" a Stoccarda e lo abbiamo intervistato per voi.
Sei nel cast di "Wicked" a Stoccarda ormai da qualche mese. Come è cominciata questa esperienza?
E’ cominciata con l’audizione a Roma e ben due call-back a Stoccarda, l’ultimo dei quali di fronte al team creativo di Broadway: "Credo proprio che sarai il nostro Fiyero" mi dissero alla fine dell’audizione.
All’e-mail di conferma ero entusiasta anche perché l’esperienza in terra straniera mi ha sempre affascinato; adoro conoscere culture diverse e cimentarmi in altre lingue. Inoltre posso confrontarmi con un pubblico molto esigente.
Come sono i rapporti con i tuoi compagni di lavoro? E’ stato difficile inserirsi nel gruppo?
I rapporti sono ottimi. Pensa che quasi ogni mercoledì vengono organizzati dei "getting-together" dove attori, musicisti e tecnici si ritrovano a teatro a bere e a mangiare tutti insieme con tanto di concerti e musica dal vivo organizzati da noi del cast! Poi la multietnicità del cast è straordinaria: America, Inghilterra, Filippine, Grecia, Australia, Svizzera, Brasile, Svezia, Austria, Olanda ma soprattutto tanta Italia, rappresentata da me e da altri quattro ragazzi, a dimostrazione del fatto che il talento nostrano non ha confini.
Fino a quando sarai impegnato con questo spettacolo? Come sono i "turni" di lavoro?
I turni di lavoro sono gestiti in modo eccelso qui in Germania. Ogni membro del cast ha diritto ad un certo numero di giorni di vacanza all’anno che vengono gestiti dal Resident Director in base alla disponibilità del periodo nel quale vengono richiesti. E’ infatti indispensabile che ci siano sempre a disposizione almeno due performer che ricoprono lo stesso ruolo. Il mio contratto dura un anno, sarò impegnato a Stoccarda fino a fine Gennaio 2010. Ho appena ricevuto la proposta per il prolungamento del contratto fino a Febbraio 2011, ma non credo che accetterò perché ho altri progetti in valigia; ci sarà un cast-change, quindi, fatevi avanti ragazzi!
Ci parli del tuo personaggio in "Wicked"?
Fiyero è un personaggio incredibilmente divertente da interpretare e la sua evoluzione caratteriale nell’arco della storia è la parte più interessante. Fiyero è un principe, e se nel primo atto si presenta come il tipico ragazzo affascinante, pieno di sè, molto superficiale, e protagonista di una vita piena di scandali, nel secondo atto, che inizia dopo uno stacco temporale di alcuni anni, si trasforma, è molto più maturo, più attento ai veri valori e si innamora di una ragazza che lo affascina per il suo coraggio e non certo per l’aspetto fisico. Questo ruolo ha molti momenti comici all’interno dello spettacolo e con la danza dà la possibilità di mostrare a pieno le qualità di un performer. E tutto questo recitando in tedesco! All’inizio lo vedevo come un grosso problema, ma ora, dopo essere stato seguito giorno per giorno da un insegnante di fonetica, quando vado in scena non mi accorgo nemmeno più di recitare in un’altra lingua. Dicono che ho un accento olandese!
Ci sono differenze significative tra il metodo di lavoro che hai sperimentato in Italia e quello di questa produzione?
La differenza sostanziale è l’organizzazione delle strutture e la tutela che ti offrono. I programmi di lavoro vengono rispettati al millesimo, il margine di errore è quasi inesistente e tutto questo è sicuramente frutto di anni di esperienza. Non dimentichiamoci però che qui possono usufruire di mezzi economici ben diversi! Per quanto riguarda le prove per il montaggio dello spettacolo le differenze sono minime rispetto all’Italia (certo dipende con chi lavori in Italia). L’iter utilizzato per il lavoro sul personaggio di Fiyero è stato molto simile a quello che ho seguito per Danny Zuko quando ho lavorato con la Compagnia della Rancia, la quale utilizza un metodo di lavoro analogo a quello tedesco.
"Wicked" è stato tradotto in tedesco, come sempre avviene nelle produzioni importate in Germania. Anche lì c’è chi è contrario alle versioni non originali?
Dalla quantità di pubblico che mi trovo davanti ogni sera direi proprio di no!
Credo che tradurre uno spettacolo nella propria lingua sia a prescindere la politica giusta per promuovere dei prodotti esteri nel proprio paese e adeguarli alle esigenze del pubblico e qui in Germania hanno adottato questa scelta con grande successo. La traduzione in tedesco è sicuramente più facile di quella in italiano, in quanto, di origine anglosassone, è una lingua che rimane più fedele alla metrica originale grazie anche alla presenza di molti sostantivi monosillabici. Ma nonostante questo in Wicked la traduzione non è letterale, viene semplicemente comunicato il messaggio della canzone e con la nostra lingua, che tutti ci invidiano, se solo volessimo, potremmo creare delle vere e proprie poesie.
Dopo "Wicked" puoi già anticiparci i tuoi progetti futuri?
C’è la possibilità che possa tornare in Italia prima del previsto, ma non voglio dire di più, sono un po’ scaramantico!
In bocca al lupo per tutto!