Harry Belafonte è morto. Mito della musica, attore e attivista per i diritti civili, è scomparso all’età di 96 anni nella sua casa dell’Upper West Side di Manhattan.
Nato a Harlem da genitori giamaicani, Belafonte aveva portato la musica caribica negli Stati Uniti con canzoni come «Day-O (The Banana Boat Song)» e «Jamaica Farewell»: il suo album «Calypso», che le conteneva entrambe, uscito nel 1956, fu il primo di un artista a vendere più di un milione di copie.
Negli anni Belafonte ha continuato a pubblicare album, collezionando una fitta discografia e contribuendo anche a portare al successo cantanti come Miriam Makeba e Nana Mouskouri. Nel suo disco «Midnight special» del 1962 compare anche Bob Dylan, in veste di armonicista. Dagli anni 50 in poi, interpretato numerosi film: l’ultimo ruolo è stato in «BlacKkKlansman» di Spike Lee nel 2018.
Affiancando sempre l’attività artistica all’impegno civile, nel 1985 Belafonte è uno dei 45 artisti che incide «We are the world», per il progetto USA for Africa: il supergruppo di cui fanno parte, fra gli altri, Michael Jackson, Stevie Wonder e Bruce Springsteen raccoglie fondi per l’Etiopia, afflitta dalla carestia. Il brano, oltre a diventare popolarissimo, vince il Grammy come canzone dell’anno.
L’ultimo concerto di Harry Belafonte è stato nel 2003, mentre nel 2012 il Festival del film di Locarno l’ha insignito del premio alla carriera.
Come ricordato da Aldo Grasso, aveva cambiato la storia della tv americana il 6 febbraio 1968:
«L’allora giovane conduttore Johnny Carson cedette per cinque giorni il suo programma, “The Tonight Show”, a Harry Belafonte lasciandogli (più o meno) carta bianca per la scelta degli ospiti (…)
Carson e i dirigenti della Nbc fecero questa scelta coraggiosa contando sulla popolarità di Belafonte. Ogni sera, Belafonte apriva il programma con una canzone, arricchiva i suoi racconti con filmati di vacanze in famiglia (anche i neri famosi si divertivano come i bianchi!), intratteneva i suoi ospiti su temi legati ai diritti civili.
Quindici dei suoi 25 ospiti erano afro-americani, tra cui le star di Hollywood Sidney Poitier e Lena Horne, la cantante Dionne Warwick, il comico Nipsey Russell, la star del basket Wilt Chamberlain, Martin Luther King.
Gli altri erano personaggi del calibro di Paul Newman, della cantante inglese Petula Clark e di Robert F. Kennedy. Allora si registrava il programma con il sistema Ampex (nastri magnetici da due pollici) e, per risparmiare, i nastri venivano regolarmente riutilizzati più volte. Per questo, di quell’indimenticabile settimana rimangono pochi frammenti, tra cui le interviste al reverendo Martin Luther King e a Bob Kennedy, che restano tra le ultime apparizioni televisive prima che fossero entrambi assassinati. Nel congedarsi Belafonte si scusò con il pubblico: consapevolmente, aveva voluto accennare a temi di cui molti non erano a conoscenza». (Fonte: corriere.it)
Fra i film interpretati ricordiamo “Carmen Jones” del 1954, trasposizione del musical omonimo del 1943 scritto da Oscar Hammerstein II basato a sua volta sull’opera Carmen di Georges Bizet.
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