E’ uscito il singolo di Matteo Ferrari “Ma l’amore no”, pubblicato e distribuito da Bluebelldisc Music, che anticipa l’uscita prossima di “Maramao” l’esordio discografico del cantante e attore trentino. Da appassionato di storia dello spettacolo e nipote di un bisnonno anch’egli cantante e attore da cui ha preso l’ispirazione e l’identità retrò, Matteo Ferrari ha realizzato questo progetto artistico e storico-culturale in cui, con grande freschezza e sensibilità, ha reinterpretato le più belle melodie italiane che hanno illuminato di speranza il periodo buio fra gli anni 1915 e 1945. “Sono onorato di essere entrato nel catalogo della Bluebelldisc,– dice Ferrari – l’etichetta storica che ha tenuto a battesimo un artista del calibro di De André e che ha mantenuto salde le proprie radici sapendosi rinnovare. Come è avvenuto per “Ma l’amore no” che pur essendo una canzone storica, nella mia versione si presenta in una veste più contemporanea e personale. “Ma l’amore no” è una canzone dalla poeticità disarmante e nonostante io l’abbia reinterpretata in maniera più drammatica dell’originale, è un inno alla speranza e al vivere il presente con amore, cose necessarie in questo periodo di pandemia che ci ha messi difronte alle nostre fragilità. È un omaggio a quei musicisti che hanno affrontato un clima di conflitti, dittature e censure cercando il “sole in fronte”; a chi si è avvinghiato con tutta la forza alla persona amata che partiva per il fronte”. “Ma l’amore no” del 1942 scritta da Giovanni D’Anzi e Michele Galdieri, cantata per la prima volta da Alida Valli, incisa da Lina Termini e reinterpretata nella famosa versione di Alberto Rabagliati a cui Matteo Ferrari si è ispirato, è stata la canzone più trasmessa in Italia dal ‘42 al ‘45 oltre a far parte della colonna sonora di numerosi film.
Attraverso un lavoro di ricerca dell’essenza basato sullo spartito originale del brano, Matteo Ferrari insieme al pianista Riccardo Barba hanno immaginato nuovamente “Ma l’amore no” in una veste che unisce il passato e il futuro di questa musica. Un arrangiamento di voce e pianoforte registrato in un solo take, senza alcuna sovraincisione.
“Ma l’amore no”, storicamente interpretata sia da cantanti che da attori, ben si adatta alla poliedrica formazione artistica di Matteo Ferrari che la ha affrontata con un approccio teatrale privilegiando la spontaneità come se il brano fosse un soliloquio basato su un flusso di pensieri.
“Il personaggio che ho interpretato dichiara all’amata che, nonostante tutto, lui l’amerà per sempre e che riuscirebbe a perdonarle un tradimento. La ripetizione quasi ossessiva di questo pensiero lascia spazio a diverse interpretazioni. Amare vuol dire anche correre il rischio di ammalarsi, di impazzire. Non è facile affrontare un abbandono, ancora più difficile è accettarlo”.
“Una convivenza di tradizione e innovazione e un incontro che attraversa la storia, non soltanto nella riproposta di un brano scritto in piena seconda guerra mondiale e ancora attualissimo, ma anche nella volontà di conferirgli un originale manierismo interpretativo a perfetto godimento di una platea contemporanea, il tutto in un contesto visivo trentino quantomai suggestivo e affascinante”, ha dichiarato Andrea Natale, Managing Director di Bluebelldisc. Isabella Turso A&R di Bluebelldisc ha aggiunto: “Ma l’amore no” mi ha colpita subito al primo ascolto per l’immediatezza e la spontaneità con le quali Matteo interpreta la canzone, rispettando il brano originale ma al contempo offrendone una sua versione molto personale e autentica.”
Il regista Matteo Scotton nel videoclip si è ispirato ad uno stile asciutto ed essenziale con rimandi al cinema italiano degli anni ‘50. Ha sfruttato l’architettura di due ville di inizio ‘900 situate a Telve, in Trentino, per restituire l’idea malinconica di eterna attesa di futuro o nostalgia del passato che contraddistingue il brano “Ma l’amore no”. Il passaggio dall’ambiente esterno, notturno e piovoso, a quello interno diurno e luminoso, rappresenta una sorta di discesa interiore alla ricerca di un Amore tanto lontano quanto sfuggente. Il look elegante e senza tempo curato dalla stylist Veronica Pattuelli, si è ispirato allo stile classico inglese e al cinema degli anni ‘20 filtrati attraverso uno sguardo fresco e contemporaneo.
Questo progetto discografico è nato in quarantena, periodo in cui Matteo Ferrari ha aderito a #LaCulturaNonSiFerma, l’iniziativa promossa dal Mibact. Per ottanta giorni il cantante ha pubblicato sui suoi social un teatro vuoto al giorno, privilegiando gli interni costruiti prima del 1945 “Nella speranza che dopo questa “sosta in rada” il teatro possa riacquistare i propri spazi veleggiando in libertà”.
Matteo Ferrari nato a Trento nel 1987, dopo il diploma alla Bernstein School of Musical Theater di Bologna e un corso intensivo presso la Guildford School of Acting (Regno Unito), comincia un’intensa attività artistica che lo porta a lavorare su diversi palcoscenici italiani fra questi il Teatro Sistina e il Teatro Olimpico di Roma, il Teatro Manzoni di Milano, il Teatro comunale di Bologna e il Teatro Goldoni di Venezia. In qualità di doppiatore lavora anche per Rai Yoyo e DeA Junior e viene scelto dal compositore di Broadway Larry Grossman per la registrazione del disco Snoopy, il musical!, edito da Warner Chappell Music. Nel 2020 vede la luce Maramao, canzoni tra le guerre, progetto musicale che lo porta a debuttare come solista presso il Teatro sociale di Trento. Nel 2021 viene invitato da Freddy Colt a calcare il palco del XXII Zazzarazzaz Festival di Sanremo (Imperia), accompagnato dall’Orchestra stabile dello swing.
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