Il critico televisivo del Corriere della Sera, Aldo Grasso, ha parlato di “Hamilton”
Mentre tutte le reti tv affrontano l’estate con le repliche, Disney+ propone in streaming l’evento che in questi ultimi anni ha scompaginato il mondo dello spettacolo: Hamilton, il musical di Lin-Manuel Miranda. Con una colonna sonora che unisce hip-hop, jazz, R&B e Broadway, Hamilton riprende la storia del padre fondatore americano Alexander Hamilton (nato nei Caraibi, orfano in giovane età, sbarcò a New York e riuscì a farsi strada con la sola forza delle parole; ora fa bella mostra di sé sulla banconota da dieci dollari) e ha creato un momento rivoluzionario nel teatro, con un musical che ha avuto un profondo impatto sulla cultura, sulla politica e persino sulla formazione scolastica degli studenti americani..
Dalle musiche, dalle coreografie, dall’impianto scenico, Hamilton trae la forza impetuosa per essere un classico contemporaneo. Nel mondo dello spettacolo, ci sono state poche opere che all’uscita hanno scosso il mondo americano provocando entusiasmi o discussioni; ebbene Hamilton ha la potenza di un romanzo di formazione, una di quelle opere che diventano subito un memorabile sguardo sul mondo. È la turbolenta storia dell’indipendenza americana raccontata agli Stati Uniti di Trump e delle rivolte razziali. Anche la costituzione è cantata e ballata. Anche la Storia commuove o muove al riso. Il genio dietro questa straordinaria operazione è Lin-Manuel Miranda, ex insegnante di inglese, ex editorialista e critico di ristoranti per il Manhattan Times. Il suo ruolo è difficile da spiegare, ogni definizione risulterebbe monca: è un compositore, ma non solo; è uno scrittore, ma non solo; è un artista, ma non solo. Forse è uno dei pochi grandi intellettuali del nostro tempo, di multiforme ingegno, un pensatore eclettico dai mille talenti: un Ulisse dello show business, capace di citare sia Shakespeare che i Beatles.
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