Lui aveva detto di aver avuto una storia con lei. E lei non l’aveva presa bene, querelandolo. Ma lui, Enzo Ghinazzi detto Pupo, ha vinto la causa e lei, Maria Carmela D’Urso, più nota come Barbara D’Urso (E meno male che c’è Maria), è rimasta con un palmo di naso. La nota conduttrice tv aveva chiesto il risarcimento danni per diffamazione perchè lamentava l’offesa di alcune dichiarazioni rilasciate dallo showman nel corso di un’intervista in diretta telefonica a Sky Sport 24 il 22 agosto 2010. Il contesto era il fatto che una sua canzone "La storia di noi due" era stata usata come sottofondo di un divertente spot televisivo di Sky di grande successo, con alcuni giocatori, tra cui Cassano e Vucinic, che apparivano prima in forma e poi imbruttiti e ingrassati. Nell’intervista a Sky, Pupo aveva dichiarato, tra il serio e il faceto, che quel brano lo aveva scritto nel 1981 e lo aveva dedicato "ad una grande donna di Mediaset che fa la conduttrice e con cui ho avuto un flirt: Barbara D’Urso. Quando l’ho scritta Barbara era come Cassano vero, ora è Cassano finto". Ascoltando quelle dichiarazioni la D’Urso era andata su tutte le furie, aveva lamentato che l’intervista aveva dato luogo a diversi articoli di gossip ed aveva danneggiato gravemente la propria reputazione e riservatezza e aveva chiesto a Pupo 50.000 euro di risarcimento. Perdipiù, in un’intervista a Vanity Fair, la presentatrice aveva smentito la storia con Pupo liquidandola con una battuta feroce: "Sì come no, e in quel periodo stavo anche con Bombolo e Alvaro Vitali". Il giudice Silvia Albano ha messo fine alla questione: "La dichiarazione relativa all’esistenza di una breve relazione tra i due non può avere alcun contenuto diffamatorio o lesivo dell’onore dell’attrice perchè la stessa nel medesimo contesto viene definita una grande donna tanto che ha ispirato la sua canzone d’amore. Nè può ritenersi che abbia carattere gratuitamente offensivo l’allusione al Cassano vero e al Cassano finto, trattandosi di un inoffensivo scherzoso paragone con il tema della trasmissione sportiva". E il diritto alla riservatezza invocato dalla presentatrice? La D’Urso, osserva il giudice, "è personaggio pubblico, Pupo non ha rivelato aspetti intimi ma solo l’esistenza di un flirt che avrebbe ispirato l’attività artistica del cantante". La D’Urso non è riuscita ad aver ragione neanche sostenendo l’inesistenza del flirt o la circostanza che nel 1981 aveva una relazione stabile con un altro uomo. "Circostanze – osserva il giudice – che non possono essere prese in considerazione". La D’Urso è stata condannata al pagamento di 4.000 euro di spese legali. (Fonte: liberoquotidiano)