Abbiamo incontrato per voi Alice Mistroni, che il prossimo 9 ottobre debutterà nel ruolo della Principessa Fiona in “Shrek” nella versione italiana del musical diretta da Ned Grujic e Claudio Insegno.
Ci racconti prima di tutto un po’ della tua storia personale?
Sono nata a Ferrara e sin da piccola avevo la passione per lo spettacolo. Mi sono trasferita a Sydney con i miei genitori e lì ho vissuto fino all’età di cinque anni. Mio nonno, grande appassionato di musica e spettacolo, grande cantante pieno di cuore e talento, aveva una sala da ballo in casa (ce l’ha tuttora). Nella sala c’era un vecchio giradischi con impianto stereo ed io passavo le ore dentro quella sala, ballando e cantando al ritmo di LP originali di Musical americani, che mio nonno portò a casa dopo numerosi viaggi a New York. A cinque anni, lo ricordo come fosse ora, ballavo su “All that Jazz” dal musical “Chicago” cantato da Chita Rivera. Crescendo in Australia, perciò parlando l’inglese da quando avevo due-tre anni, ho avuto la fortuna di crescere bilingue. La passione per il teatro ed il musical mi hanno accompagnata fino a 18 anni, quando i miei coraggiosi genitori mi hanno mandata a studiare all’American Musical & Dramatic Academy di New York. E’ stata l’esperienza più importante e formativa della mia vita. Ancora oggi ne godo i frutti. Tra le varie cose, infatti, in quella scuola ho potuto perfezionare la mia dizione americana ed oggi doppio film e cartoni animati da varie nazionalità in inglese e recito nella sitcom bilingue “NUTS” per Nikelodeon. Ritengo che in questa professione si debba essere il più versatili possibile, avere tante risorse da cui attingere. Detto questo New York mi ha dato una cosa fondamentale: un’accurata preparazione al musical. Ho avuto l’opportunità di lavorare in show di produzioni minori a NY, al Senford Meisner Theatre a Manhattan; poi tornata in Italia (poiché lavorare negli Stati Uniti, una volta scaduto il visto, diventa quasi impossibile), mi sono rimboccata le maniche, mi sono trasferita a Roma ed ho cominciato a mettere a frutto tutto ciò che avevo imparato. Ho continuato a studiare e parallelamente ho cominciato a fare provini. Da lì è iniziata la mia carriera in Italia. Franco Miseria mi ha scelto per il musical “Un Americano a Parigi” con Christian De Sica e Manuel Frattini, poi per la regia di Saverio Marconi ho avuto la grande gioia di interpretare un ruolo divertente come Rizzo nel musical "Grease". Parallelamente, sempre perché bisogna avere tante risorse, facevo provini per la TV. Sono stata così una dei protagonisti della serie in prima TV “Grandi Domani” per Mediaset. Ho quindi preso parte ad alcune serie TV come “Sospetti”, “Il commissario Rex” ed ho interpretato una parte al cinema nel film “Arrivederci amore ciao” di Michele Soavi e poi il divertente cortometraggio “Il regalo più bello” di Max Nardari. La televisione nonostante sia un ottimo mezzo, non è però il mio più grande amore. Contemporaneamente ho continuato la mia carriera nel musical, interpretando Wendy, di nuovo accanto a Frattini, nel musical "Peter Pan" per la regia di Maurizio Colombi, poi una parentesi di prosa in lingua inglese, “Shear madness”, commedia in scena negli Stati Uniti da 35 anni, in italiano è “Forbici Follia”. Poi ho avuto l’opportunità, grazie al regista ed autore Andrea Palotto e la Prod. Diverbia et Cantica di fare un ruolo indimenticabile come “Lady Oscar”. Con l’arrivo in Italia di Stage Entertainment sono entrata nel cast de “La Bella e la Bestia” nel ruolo di Babette. Poi, scelta dal team creativo originale australiano, ho interpretato Marion nel musical “Priscilla la Regina del Deserto”. Parallelamente ho avuto l’opportunità di essere la traduttrice e adattatrice del libretto dei musical “Mamma Mia!” per Stage Entertainment e “We will rock you” per la WWRY prod. e Barley Arts. Infine eccomi ora in questa nuova avventura, a lavorare con il regista Claudio Insegno, alle prese con il ruolo più divertente in assoluto che abbia mai fatto, Fiona, nel musical “Shrek”.
Come sei stata scelta per il ruolo da protagonista femminile in “Shrek il musical”? Era un ruolo a cui pensavi anche prima di prendere parte alle audizioni?
Tra i tanti musical che ho visto nella mia vita, non ho mai avuto l’opportunità di vedere Shrek. Avevo visto il cartone quando uscì tanti anni fa, poi l’avevo un po’ diciamo messo da parte nella mia memoria. Appena uscì il bando di audizione ancora ricordo che un mio caro amico e collega mi chiamò e mi disse: “tu devi fare l’udizione per Fiona. E’ un ruolo pazzesco e sei tu!”. Così mi documentai ed in effetti mi resi conto che il ruolo potenzialmente mi calzava a pennello. Più lo guardavo, più ascoltavo quelle canzoni, più vedevo quell’orchessa intrappolata nel corpo di una Principessa (perché di questo si tratta anche se all’apparenza potrebbe sembrare il contrario) e più desideravo interpretarlo con tutta me stessa. Nella vita anche io sono un po’ un orchessa, pazza e bipolare, intrappolata nel corpo di una bella ragazza apparentemente normale. Così mi preparai, feci il solito primo provino insieme tanti altri attori, cantanti e ballerini. Passai al call back. Sentivo che era vicino. Che ce la potevo fare. Devo dire, ebbi un incredibile supporto di tanti miei colleghi. Sentivo che colleghi, amici e non, supportavano l’idea che potessi essere scelta per il ruolo di Fiona. Mi dicevano sempre questa frase: “Sei tu!”
Questo accresceva in me l’ansia di ottenere questo ruolo ma anche una grande carica poiché sentivo stima sincera da parte di tanta gente. Il giorno del call back arrivò, salii sul palco un po’ tesa (la tensione normale che si ha in una situazione in cui ti danno pochi minuti per giocarti tutte le tue carte migliori) ma con un’energia ed una determinazione uniche. Portavo due brani tratti appunto dal musical Shrek: in una di queste canzoni c’è un punto in cui Fiona guarda in cielo e canta “Are you there God, it’s me Fiona…” (“Dio mi senti, sono Fiona”). In quel momento, sola sul palco, una luce puntata su di me, cantai quelle parole ed ebbi la pelle d’oca. Sperai con tutto il cuore che quella frase fosse la realtà. Oggi è la realtà. Grazie!
Sono impegnative le tue canzoni nel musical?
Le canzoni sono abbastanza impegnative, ma sono comodamente nella mia tessitura vocale, che è da soprano leggero, perciò mi vengono comode a abbastanza naturali. Devo dire amo molto le canzoni di questo spettacolo. E’ decisamente il genere musicale che mi trovo meglio a cantare ed interpretare.
Come vedi la situazione del teatro musicale in Italia?
Questa è una domanda che brucia un po’. Mi piacerebbe dire: “ La situazione è bellissima”, ma non è proprio così. Una cosa positiva è che continuano ad esserci produttori e registi che ci credono, che amano il musical e nonostante tanti sacrifici continuano a tenerlo vivo per quanto possibile. Il nostro grande problema, oltre alla grande crisi economica che sta attraversando il paese, è che non c’è il mercato. La gente non va abbastanza a teatro, perciò non ci sono abbastanza introiti, di conseguenza non ci sono soldi per produrre questi spettacoli che potenzialmente dovrebbero essere tutti di alto livello e perciò molto costosi. Il nostro grande paragone sono gli Stati Uniti e L’Inghilterra: scene, costumi, luci, effetti speciali, attori, tutti ad un livello superlativo. Per avere tutto ad un livello superlativo lo devi pagare caro. In quei paesi c’è un business incredibile dietro queste macchine infernali. C’è un fermento ancora tanto grande per il teatro ed il musical. La gente va a teatro e spende i soldi (tanti) per vedere questi show (anche se pure in America e Inghilterra questo fermento comincia a subire un piccolo calo rispetto ai vecchi tempi d’oro). Noi purtroppo, oltre al fatto che il musical americano non fa parte della nostra cultura, non andiamo abbastanza teatro, perciò non portiamo i soldi alle produzioni che devono arrancare ogni volta per cercare di tirare fuori un prodotto almeno dignitoso. Tutte le categorie in questione perciò ne risentono. Devono lavorare abbassando le proprie aspettative artistiche ed economiche pur di continuare a fare ciò che amano. Ma in qualche modo questo processo deve avere una fine, deve subire una trasformazione. La cosa positiva è che nessuno ancora sta gettando la spugna, il musical italiano ci sta provando ed in parte a volte ci riesce. E sono felice ed orgogliosa di questo. Magari non sono tanti i prodotti di alta qualità ma ci sono. Io amo troppo e credo troppo in questa forma di teatro per smettere di avere fiducia. Continuiamo a crederci ma soprattutto: andiamo a teatro!!!
Dopo questa esperienza quale ruolo ti piacerebbe affrontare in futuro, sempre nell’ambito musical ovviamente?
Sono anni che ho un grande sogno, lo desidero con tutto il mio cuore, ed è interpretare Mary Poppins. Ovviamente mi direte…: “Mettiti in fila!!!”. Chi non vorrebbe interpretare Mary Poppins? Beh… desiderarlo non è un reato. Qualora si faccia Mary Poppins in Italia mi limiterò a fare ciò che ho sempre fatto: prepararmi al meglio e fare l’audizione. Come diciamo sempre io e la mia amica e collega Arianna: “Ogni volta è palla al centro e si ricomincia da capo per cercare il goal”. Cavolo non si parte mai da oltre metà campo! Sempre palla al centro e vinca il migliore. Un’altro ruolo sarebbe Glinda in Wicked e pure lì mi dovrò mettere in fila.
Insomma questo mestiere è fatto sempre di attesa. Come canta Fiona nel musical Shrek :” E poi aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspettiiiii!!!”…