Apprendiamo da "Il Piccolo" di Trieste, a firma di Francesco Cardella:
Aveva conosciuto la grande ribalta, sia quella televisiva e che del musical d’autore, danzando a fianco di Raffaele Paganini o alla corte di registi come Gino Landi. Un vissuto breve ma intenso quello di Paolo Sigovich, l’artista triestino scomparso a soli 45 anni in seguito alle conseguenze di un incidente domestico. Un figlio dello sport maturato poi con la danza. Paolo Sigovich si impose in tal modo, coniugando le sue eccezionali capacità acrobatiche, apprese con la ginnastica artistica, agli studi anche di stampo classicomaturati a Trieste nella Scuola di Danza diretta da Anna Giani. Oltre 200 puntate in prima serata televisiva a “Luna Park” e svariate altre incursioni televisive, come la storica esibizione nel corpo di ballo di “Domenica In” a cospetto di Gorbaciov, ospite all’epoca di Pippo Baudo. E poi musical, sempre griffato da grandi firme, come le stagioni nei panni di Beniamino nell’opera “Sette spose per sette fratelli”, con la Compagnia della Rancia. Ne aveva di tappe e aneddoti da raccontare, ma i suoi ricordi venivano strappati a fatica e non risultavano mai enfatizzati, anzi, risultavano velati da una triste nostalgia, da un dolce rimpianto per una dimensione che non riusciva più a respirare come avrebbe voluto, osteggiato forse dall’età e da ulteriori tormenti: «Era un ragazzo educato, allegro, gran lavoratore – ricorda Gino Landi, il regista con cui Paolo Sigovich lavorò in varie importanti produzioni -. Mai sgradevole e sempre attento al suo lavoro. Il classico “pezzo di pane”. Artista dotato di una profonda umiltà, quasi atipica per l’ambiente». Sensibile, buono, curioso ed estremo, raccontano gli amici. L’ultima sua acrobazia in una sera d’estate.
