Teo Teocoli ha compiuto 80 anni. “Celentano? Mi manca”

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Scritto da: Redazione • 4 Marzo 2025
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Teo Teocoli (Hair)ha compiuto 80 anni.
«Non me lo sarei mai aspettato».

Pensava di morire prima?
Ride: «È una questione di sentimento popolare, gli 80 sono da sempre considerati la linea massima della vecchiaia — a Milano diciamo l’ha minga ottant’ann —, per fortuna oggi quella linea è un po’ avanzata. In compenso la testa è cresciuta poco, è rimasta sempre quella di un ragazzino».

Antonio Teocoli da bambino lo chiamavano Nino, poi a un certo punto è diventato Teo. È cresciuto nella periferia di Milano, quella con i cartelli «non si affitta ai meridionali» ma è arrivato a frequentare i ricchi e famosi, quelli che negli anni 60 e 70 stavano in Costa Azzurra. Era fidanzato con la segretaria di Brigitte Bardot («una volta mi guarda e dice: Come mai tutti sono in giro e tu sei qua? Teò, sfigatò»). Ballerino strepitoso («se avessi avuto vent’anni in America avrei fatto La febbre del sabato sera. Tony Manero ero io»), non era uno studente modello («venivo sempre bocciato. Ho fatto Ragioneria, come Fantozzi»), una volta andò a cena con Gianni Agnelli nel ristorante più caro di Saint-Tropez («mangiare costava come una 500, simulai una raffinata e signorile inappetenza. Temevo il conto, ma ero ingenuo: se c’è Agnelli al tavolo mica si fanno le quote»).

Come ha festeggiato?
«In balera con gli amici. Abbiamo mangiato qualcosa, ma poca roba perché non ho tanti soldi. C’era anche Boldi, è arrivato in barella: i cinepanettoni l’hanno distrutto».

Le telefonate?
«Tantissime. Gerry Scotti, Paolo Maldini, il signor Carlo della Gialappa che vive a Camogli, madonna che tristezza Camogli d’inverno, da spararsi. No, Adriano non mi ha chiamato».

Da quanto non vi sentite con Celentano?
«Ormai da cinque anni. Una volta a Milano se uno non ti chiamava per un mese, gli telefonavi e gli dicevi: oh, ma sei morto? Era una battuta. Ma lui se l’è presa. So che tanto sta in casa, forse traffica ancora con Adrian…».

Ma «Adrian» ormai è andato in onda sei anni fa!
«Eh, ma quel programma l’ha distrutto, gli ha fatto male».

Le manca Celentano?
«Molto, moltissimo, lo frequento da quando avevo 14 anni. È stato il più grande di tutti, oggi spero che sia felice».

Anche la sua è stata una carriera niente male, tanti grandi successi.
«A un certo punto mi offrivano soldi a palate, ma non ho mai pensato di arricchirmi con il mio lavoro: il mio obiettivo è sempre stato far divertire il pubblico. E divertirmi un po’ anche io».

«Mai dire gol»?
«Bei ricordi. Al Palazzo dei Cigni nel laghetto c’erano pantegane grosse come conigli… Aldo Giovanni e Giacomo li ho portati io dalla Gialappa, sono diventati miliardari grazie a me».

Anche lei avrà avuto la serata in cui ha guadagnato un botto con il minimo sforzo.
«Un capodanno agli Arcimboldi, una quindicina di anni fa, in prima fila c’erano i due fratelli Inzaghi, uno lo amavo e l’altro lo odiavo: mi hanno dato 200mila euro. Ma io non li maneggio i soldi, per 10 anni ho avuto una carta di credito che non usavo mai: in banca pensavano che fossi morto».

L’imitazione più riuscita?
«Quella di Adriano. Ma non è più un’imitazione, ormai sono io Adriano, è un passaggio dell’anima: ho fatto più di seimila serate imitandolo, lui negli ultimi 30 anni avrà fatto sì e no 10 serate, e ‘sta cosa che ora nemmeno mi calcola…».

Un ricordo del cuore?
«Hair con Renato Zero e Loredana Bertè. Lei era già incazzosa all’epoca, quando le chiesi il nome, mise subito le cose in chiaro: saranno cazzi mia. Renatino invece già scriveva venti canzoni al giorno, bisognava chiuderlo nel camerino per farlo azzittire, così se le suonava da solo».

Lei continua a fare serate?
«Faccio tante serate “di saluto”, quelle dove vai e chiedi: come state? vi divertite? Te ne vai e ti danno mille euro. Uguale a 50 anni fa».

Acciacchi dell’età?
«Mi è successa una cosa terribile, ho incontrato un amico e gli ho detto: cosa fa il Milan domani? Aveva giocato il giorno prima… Non mi era mai successo».

Abbracciamoci. Il Milan è uno strazio.
«Al Milan oggi non c’è la società. Prima c’erano Paolo Maldini e Boban. Ora c’è Ibra, grandissimo calciatore che però non capisce una mazza di società. Facciano tornare almeno Galliani…».

Lei tra 80 anni dove sarà: in Paradiso o all’Inferno?
«In Paradiso. La maggior parte del tempo — non sempre — sono stato buono, e poi sono stato sincero, leale. Anche sempre incazzato — è il mio modo di essere —, ma sempre pronto a fare la pace».

«Le donne sono state una malattia, numeri esagerati»: lo ha detto lei.
«Ma no, sono stato fortunato, però mi dedicavo completamente alle ragazze, ogni posto in cui andavo mi informavo subito se ce n’era qualcuna carina. Scherzavamo con Guido Nicheli, il Dogui, un mio grandissimo amico. Lui diceva sempre: se vuoi cuccare la maiala devi stare in pole position. Veda lei il livello dei nostri argomenti».

È stato amico di donne bellissime.
«Sophia Loren si fermava, mi guardava e io me la facevo sotto, quanto era bella… Claudia Cardinale invece era più malleabile, faceva la simpaticona».

«Teò, sfigatò»: glielo disse Brigitte Bardot.
«La sua bellezza non si poteva misurare, si vedeva l’aura che emanava, il profumo, gli sguardi, i movimenti… alla fine abbiamo giocato a dadi».

L’occasione sfumata?
«Il film Il padrone e l’operaio — ovviamente io facevo l’operaio — guadagnò un sacco di soldi, tanto che mi convocò Carlo Ponti, il produttore. Pensai: minchia è fatta. Firmai un contratto e lui tre giorni dopo partì per l’America e non l’ho più visto».

La tv le manca?
«Sì, mi manca, ma è difficile, oggi va per gruppi, il Tavolo di Fazio si è talmente allungato che tirano giù il muro e finiscono a Lambrate».

Ci andava da Fazio.
«Sì, mi ha chiamato ma poi abbiamo litigato. Mi han lasciato in uno sgabuzzino ad aspettare per tre ore senza farmi intervenire, quando sono uscito ho strillato un po’ a tutti».

Passa per uno con un brutto carattere.
«Lo dicono tutti. Penso di essere il re del dettaglio e quindi invece di ragionare strillo subito».

Il suo slogan per gli 80 anni?
«I Beatles sono stati l’amore musicale della mia vita, li ascoltavo tutte le notti, quindi penso che morirò quando morirà l’ultimo Beatles, che immagino sia Ringo Starr… Ecco, una cosa però: non vorrei trovarmi a letto con Yoko Ono».

(Fonte: corriere.it – di Renato Franco)

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