Arriva il 6 aprile al Teatro Delfino di Milano (con repliche il 7/813/14 aprile) "Dialogo – Concerto dialogato" di Luca Tudisca, cantautore siciliano uscito dalla scuola di Amici, e la regia di Mauro Simone. Il progetto di Dialogo nasce dalla voglia di Luca Tudisca di sperimentare nuovi percorsi artistici e trova la sua realizzazione con l’impegno di Mauro Simone che trasforma le canzoni in una storia da mettere in scena con il testo di Elisabetta Tulli e i movimenti coreografici di Nadia Scherani. Lo spettacolo è presentato in collaborazione con Compagnia della Rancia che, forte della tradizione ultratrentennale nel campo del musical, con la divisione “Nuovi Progetti” sostiene e promuove anche spettacoli originali che contribuiscano alla diffusione e alla passione per il teatro musicale con proposte di qualità per gli spettatori. Sul palco due attori, Elena Nieri e Matteo Volpotti, e lo stesso Luca Tudisca che scandisce il succedersi degli avvenimenti con il contrappunto della sua chitarra. Tutto inizia da un dialogo che diventa musica e si trasforma in poesia, dove le parole delle canzoni accompagnano la storia d’amore dei protagonisti.Racconta Luca Tudisca “L’idea di Dialogo nasce per caso. Ho conosciuto una coppia di anziani sposati da 50 anni, ne sono rimasto affascinato. E’ meraviglioso come due persone possano sopportarsi per così tanto tempo e supportare 50 anni di vita insieme. Forse il segreto sta nel dialogo… nella voglia di dirsi tutto… nel conoscersi davvero e accettarsi per quello che si è“. La storia narrata e sottolineata dalle canzoni è una semplice storia d’amore, semplice e complessa allo stesso tempo, come solo lo svolgersi di una vita insieme sa essere. A scandire l’effetto del tempo che passa, saranno dei cappotti che i protagonisti indossano l’uno sull’altro per tutta la durata dello spettacolo, il cappotto diventa l’emblema del tempo, delle loro vicissitudini e del peso degli anni, fino all’epilogo.
Siamo in un paesino della Sicilia, in una giornata calda d’estate, verso le tre del pomeriggio quando le strade si svuotano. Ada e Santuzzo si fanno un bagno ristoratore: in spiaggia ci sono solo loro due che mangiano un gelato.
Ada lavora come ricamatrice, Santuzzo vende il pesce e suona la chitarra, la porta sempre con sé «Cantare non fa mai male» dice lui.
Non si conoscono. Non si sono mai accorti uno dell’altra. Nemmeno a messa la domenica.
Questo incontro è fatale. I due decidono di camminare insieme, di guardare avanti e osservare le loro orme che restano sulla spiaggia mentre le onde le spazzano via.
E poi la vita è così: ti incontri, ti ami, ti sposi e fai un figlio. Che ogni tanto non parla, che è timido, che si vergogna a parlare ad alta voce tranne quando suona la chitarra.
A suonare glielo ha insegnato suo papà, tra una pescata e l’altra tra un bacio non dato e un amore silenzioso.
Il figlio cresce, i tempi cambiano e decide di lasciare la Sicilia, perché la ama, ma che ci vuoi fare in un paesino così piccolo?! Lui il pescatore, come suo padre, non lo vuole fare.
Così Ada e Santuzzo restano soli. Il tempo passa e ogni cappotto che si infilano diventa sempre più pesante, e quando si infila il cappotto della gelosia si sente il profumo di un’altra donna, quando si infila il cappotto del dolore si sente il respiro della rassegnazione, quando si infila il cappotto della partenza si sente il silenzio dell’assenza.
Solo allora si scopre la bellezza di quell’amore a prima vista, di quel gelato che non si sarebbe dovuto sciogliere mai: di un figlio che speriamo non smetta mai di cantare quel dialogo tra un uomo e una donna durato 50 anni.