E’ morta Adriana Innocenti

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Scritto da: Redazione • 5 Marzo 2016
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Cala il sipario sulla lunga e ricca carriera di Adriana Innocenti, una leonessa del palcoscenico, la grande attrice che in quasi settant’anni di recitazione (ne aveva compiuti 89 lo scorso autunno ed era andata in scena ancora pochi mesi fa con un’immensa interpretazione di "Troiane 2015", un grido di denuncia contro la guerra) ha messo insieme interpretazioni memorabili, grandi apprezzamenti, lavori in radio, cinema e televisione, incontri di altissimo livello, tanti e tanti applausi del pubblico, una passione enorme per il teatro. Diplomata alla scuola Rasi di Firenze e all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, Adriana Innocenti era entrata ventenne nella compagnia di Annibale Ninchi, dove aveva debuttato nel 1947. La sua formazione era avvenuta a fianco di Giulio Donadio, attore pirandelliano, compagno di scena di Emma Gramatica, Maria Melato e Marta Abba. Per il Teatro Stabile di Torino ha recitato ne "L’uomo, la bestia e la virtù" di Pirandello, regia di Ernesto Cortese (1960-61); nell’"Anconitana" e nei Dialoghi del Ruzante, entrambi diretti da Gianfranco De Bosio (1965); ne "La locandiera" di Goldoni, in "Radici (Roots)" di Wesker, ne "La bisbetica domata" e in "Come vi piace" di Shakespeare; ne "Il gabbiano" di ?echov, diretti da Franco Enriquez (1966-67). Dopo l’esperienza allo Stabile torinese Adriana Innocenti entra a far parte della Compagnia dei Quattro diretta da Franco Enriquez. Per l’Istituto nazionale del dramma antico affronta l’"Ippolito" e "Le Fenicie" di Euripide, l’"Elettra" di Sofocle, l’"Anfitrione" di Plauto. Al Piccolo di Milano è diretta da Giorgio Strehler in "Casa di bambola" di Ibsen e in "Assassinio nella cattedrale" di Eliot e dal 1972 al 1975, è Madame Peatchum ne "L’opera da tre soldi" di Brecht. Tra i registi che l’hanno diretta ci sono i grandi nomi dello spettacolo italiano: Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Luigi Squarzina, Maurizio Scaparro, Riccardo Reim e Memè Perlini. Tra le operette interpretate: "La Principessa della Czardas" con Elio Pandolfi, "La Contessa Mariza" con Leopoldo Mastelloni e Il Paese dei Campanelli con Aurora Banfi, Elena Baggiore e Sandro Massimini. Tra i successi teatrali degli ultimi anni, nei quali aveva legato il proprio nome, assieme al marito Piero Nuti, alle programmazioni di Torino Spettacoli e in particolare del Teatro Erba, "Un matrimonio ridicolo” di Feydeau, “Le Troiane” di Euripide, "Arsenico e vecchi merletti" di J.O. Kesselring, "Agatha, signora degli enigmi" di Enrico Groppali, "La regina e il suo pirata" e "La moglie di Socrate e il marito di Santippe" di Luigi Lunari e per ben 17 anni “Trappola per topi” di Agatha Christie. Adriana Innocenti è stata insignita di numerosi premi, tra i quali il Premio San Genesio per l’interpretazione teatrale de "La Venexiana", il premio della critica internazionale a Montevideo, più volte il premio della critica italiana, il premio Navicella e per sei volte il premio Idi a Saint Vincent . Insieme a Piero Nuti e Maurizio Scaparro è tra i fondatori del Teatro Popolare di Roma nel 1975. Dal 1997 si trasferisce a Torino e guida, insieme a Piero Nuti e in sinergia con Germana Erba, la confluenza del Teatro Popolare di Roma nel Teatro Stabile Privato Torino Spettacoli per cui è attrice, regista, docente e ricercatrice. Al cinema é stata diretta fra gli altri da Pupi Avati, Ettore Scola, Pasquale Festa Campanile e Mario Monicelli. Nel 2008 esce l’antologia dei suoi ricordi “A piedi nudi nel teatro". Nel 2013 viene nominata Cavaliere al Merito della Repubblica. Il teatro italiano piange in lei un lungo pezzo della propria stessa storia, una grande protagonista che fino all’ultimo non ha risparmiato energie e passione sulle tavole del palcoscenico. E alla quale Giovanni Testori, che per lei aveva riscritto nel 1984 "Erodiade", rendeva omaggio così: ""Adesso so che la tua arte va oltre la grandezza e si pone su quella soglia, per me rarissima, in cui l’interprete confina con la Testimone. Ho conosciuto qualche grande attrice (poche per la verità); ma nessuna che sapesse essere tanto più umile quanto più grande si faceva sulla scena, come invece tu sei stata, di giorno in giorno, e sei. Di tutto questo ti ringrazio con tutto il mio cuore; è così difficile avere accanto e insieme a sé esempi veri, teneri e potenti di vita!" (Fonte: La Repubblica)

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