Debutta il 20 marzo al Teatro Colosseo di Torino il musical "Solo chi sogna". Lo spettacolo porta in scena la storia di don Bosco in occasione del Bicentenario della nascita 1815-2015.
L’opera, completamente originale scritta e diretta da Mario Restagno con musiche di Walter Orsanigo e Paolo Gambino, è promossa da Accademia dello Spettacolo e coprodotta con la società cooperativa Teatro dei Sogni. Le coreografie sono firmate dalla giovane Lucia Carnevale, la scenografia da Paolo Vallerga, mentre Angelo Fernando Galeano cura la preparazione vocale.
Michele Carfora (foto a lato) sarà Don Bosco e a Valentina Gullace (foto sotto), nel ruolo di Ravveduta, è affidato il compito di raccontare la sua storia. L’Antagonista, colui che rappresenta di volta in volta i poteri clericali e politici che si oppongono al cambiamento, sarà interpretato da Luca Maggiore mentre Fabiana Gariglio vestirà i panni della Marchesa di Barolo. Manuela Tasciotti sarà Mimì, l’avida amministratrice di Casa Bellezza. A Ugo Fiammingo il ruolo del teologo Giovanni Borel. Special guest, come già da noi riportato, Franco Travaglio interpreterà il viscido Mello. A completare il cast 20 giovani artisti.
L’epoca vissuta da don Bosco non fu per Torino probabilmente migliore o peggiore di quella che i giovani vivono oggi. Nel 1845 il mondo stava cambiando: la rivoluzione industriale era in atto e non era facile capire quale futuro si stava preparando. Oggi viviamo un tempo di cambiamenti sociali e la crisi dell’occupazione si ripercuote sui giovani demolendo certezze e speranze. A rendere drammatica questa situazione locale contribuiscono tensioni internazionali e conflitti che aumentano l’angoscia per il futuro. Lo spettacolo riflette su un uomo che ha affrontato il suo tempo, vivendo la fame, la paura, il dolore, la perdita, ma inseguendo un sogno nonostante difficoltà a volte parse insormontabili e che l’hanno condotto, a soli trent’anni, ad un passo dalla morte. Tutt’altro che un opera celebrativa ed encomiastica, “Solo chi Sogna” propone una rilettura della storia di don Bosco da un punto di vista non consueto che farà discutere. Siamo a Torino nel 1845. La Marchesa Giulia Colbert di Barolo assume don Bosco come cappellano e lo destina provvisoriamente a seguire le ragazze del Rifugio, “giovani donne ferite nel corpo e nell’anima”. La Marchesa concede nello stesso tempo alcuni spazi per le attività dell’oratorio. Un ecclesiastico in carriera raccoglie e alimenta l’avversione nei confronti dell’oratorio e stringe alleanza con la signora Mimì, padrona di casa Bellezza, per ottenere informazioni su don Bosco che possano danneggiarlo. La Marchesa comincia a preoccuparsi per la salute di Don Bosco che lavora troppo: gli chiede di lasciare i giovani e dedicarsi solamente alle ragazze del Rifugio, ma lui non accetta. Verrà licenziato e l’oratorio dovrà spostarsi nella nuova sede a San Pietro in Vincoli ottenuta dal Comune: ma lo schiamazzo che fanno i giovani disturbano la quiete del luogo e vengono subito scacciati con un ordinanza del Prefetto. Giovanni Borel, amico di don Bosco, cercherà di farlo ragionare e per il suo bene gli chiede di ridimensionare i suoi sogni. Quando tutte le strade paiono chiuse e don Bosco, colpito da un’improvvisa malattia, sembra vicino alla morte, gli eventi volgono per un altro verso.