LA REPUBBLICA - 18 settembre 2004

Va in scena al Palace Theatre di Londra "The woman in white"

"Per il mio nuovo musical ho buttato giù un teatro"

Giornali inglesi tiepidi con Lloyd Webber

Questo è un lavoro che non si lascia penetrare facilmente
Adoro l´opera, ma il pop rimane il primo amore Robbie Williams è grande

DAL NOSTRO INVIATO
GIUSEPPE VIDETTI

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LONDRA - «Non riesco più a rendermi conto se una canzone è commerciale oppure no», dice Andrew Lloyd Webber, incontrastato sovrano del musical. «Per me quelle di The woman in white sono potenzialmente commerciali, ma questa volta mi sono ispirato più all´opera che alla musica leggera, anche se continuo a tenere d´occhio il pop. Robbie Williams è un grande». Webber, 56 anni, primo musical composto nel 1968 (quel Joseph and the amazing technicolor dreamcoat che recentemente è tornato in teatro), autore di Jesus Christ Superstar, Evita, Il fantasma del palcoscenico e Cats, oggi si concede il privilegio di lavorare solo su progetti che lo interessano. «Su quelli che mi divertono», precisa, «considerando che una delle cose più eccitanti sono gli interminabili casting per scegliere i protagonisti, quando ci si rende conto di quanti talenti ci sono in circolazione, ma allo stesso tempo devi continuare a fare provini a attori e cantanti. Perché non sempre uno ha la voce che cerchi, e se ce l´ha, non ha la faccia giusta. Quanto lavoro prima di trovare Maria Friedman, la protagonista femminile. Cercavamo tanto lontano, invece lei era lì a due passi, la sorella della produttrice dello spettacolo, Sonia».
The woman in white, che ha debuttato al Palace Theatre di Londra la scorsa settimana, è l´ultima fatica di Webber. «Più che una fatica, un lavoro immane», dice il compositore, che questa volta ha utilizzato un paroliere americano, David Zippel. «A cominciare dalla ristrutturazione del Palace, al quale abbiamo dovuto apportare delle sostanziali modifiche affinché potesse ospitare lo stage di The woman in white». Già, non è Webber che si adatta al teatro, ma il teatro a Webber. Ora, dopo gli aggiustamenti, al Palace potranno sedere ogni sera 1.200 persone. Tutto esaurito per lo spettacolo da qui a Natale, ma The woman in white rimarrà nella West End londinese, nello stesso spazio dove fino a pochi mesi fa era di scena Les Misérables, almeno fino all´estate prossima. Sarà il pubblico a decidere se il nuovo Webber sarà destinato a bissare il successo di Cats, ma se oggi il musical ha ancora una ragione di esistere, il merito è tutto di Lloyd Webber. Basato sull´omonima novella scritta da Wilkie Collins nel 1860 («un must della mia adolescenza»), il musical ha riportato sui palcoscenici londinesi il prodigioso Michael Crawford (un impressionante Conte Fosco), l´eroe del Fantasma del palcoscenico a Broadway. Sfarzo, paesaggi preraffaelliti, luci da lasciare senza fiato, ma questa volta più che sulle scene l´attenzione si concentra sui personaggi (la trasformazione di Crawford in Fosco richiede una laboriosissima operazione di trucco).
Recensioni tiepide da parte della stampa britannica. «Questa è un´opera che non si lascia penetrare facilmente», si giustifica l´autore, ipotizzando un successo a lunga scadenza, nella sua migliore tradizione. È vero che l´allestimento di The Woman è costato 7 milioni di euro, ma Sir Lloyd Webber può contare su una fortuna di 700 milioni e la società di cui è a capo, la Really Useful Group, possiede 13 teatri nel West End, tra cui il Palace. Il futuro continua a sorridergli, soprattutto grazie al Fantasma del palcoscenico: il 15 dicembre esce la riduzione cinematografica diretta da Joel Schumacher; un allestimento permanente del musical al Venetian di Las Vegas è previsto per il 2005. Investimento: 30 milioni di euro.