CHRISTIAN GINEPRO:
BRAVI SI DIVENTA - II PARTE
Seconda parte dell'intervista a Christian
Ginepro a cura di Paolo Pelinga su "Italia Sera" (vedi
prima parte)
Riprendiamo l’intervista a Christian Ginepro da dove l’avevamo
interrotta, per motivi di spazio, una settimana fa. La
riprendiamo convinti di avere a che fare con uno straordinario
one man show di grande spessore artistico e umano. Di lui si
sentirà parlare spesso, e in termini assai lusinghieri, molto
presto, perché qualcuno lo ha scoperto da poco, ma lui non se ne
rammarica, ligio al detto meglio tardi…
Lungi da noi tessere di nuovo gli elogi, tutti strameritati, di
questo “grillo parlante” che svaria sul palcoscenico,
inarrestabile, mentre recita, canta e balla. E’ il più simpatico
folletto che abbiamo mai conosciuto, e adesso lo conosce, lo
stima e lo apprezza anche il pubblico dei teatri italiani dove è
passata la tournée che ha decretato il trionfo suo e di una
grandissima Michelle Hunziker, protagonisti di “Cabaret”, la
commedia musicale che sta ottenendo un clamoroso successo al
Teatro Sistina.
Mentre scriviamo queste righe, Christian Ginepro si sta godendo
la consueta standing ovation che il pubblico gli riserva ogni
sera al termine dello spettacolo. E’ il giusto riconoscimento a
un ragazzo integro, serio, talentuoso, che fa teatro per
passione, che recentemente ha ricevuto proposte
interessantissime, diremmo quasi clamorose, ma che, nel
contempo, sta abbinando i suoi impegni in teatro a quelli del
set, tra i quali si divide come solo lui sa fare. Per
scaramanzia non sveliamo di che cosa si tratta. Lo sapremo
presto, molto presto, e sarà lui stesso a comunicarceli.
- Christian, tu sei un attore-atleta: quali e quanti sacrifici
comporta questa tua prerogativa?
“Nessuno. Secondo me non esistono sacrifici, esistono
semplicemente priorità. Quando una persona dice di aver fatto
tanti sacrifici è un po’ ipocrita con se stesso perché, quando a
un certo punto l’urgenza chiama, sei tu a fare una scala di
priorità. Quindi i sacrifici li fanno quelli che lavorano otto
ore al giorno in miniera”.
- Al Sistina, con Michelle Hunziker in “Cabaret”, molti hanno
scoperto un Christian Ginepro inedito. Eri così anche prima o
non ti eri ancora espresso al massimo?
“No, assolutamente. Mi hanno sempre dato la possibilità di
esprimermi. Questo, semmai, è il ruolo dei ruoli. Il
protagonista del film, Joel Gray, ci ha vinto l’Oscar. Qui ho
la possibilità di mettere in gioco tutte le armi che ho imparato
a usare. Anche in Vacanze Romane il pubblico mi voleva molto
bene, come del resto in tutti gli altri spettacoli precedenti.
E’ uno step by step. Il pubblico, piano piano, incomincia a
conoscerti. Michelle, che per me è un ottimo talento da
palcoscenico che però conosce da pochi anni, è conosciuta e
amata da tutti. Quindi io e lei combattiamo battaglie diverse.
Per lei il pubblico si siede e dice: adesso fammi vedere quello
che sai fare. A me, invece, occorrono due ore per farli
innamorare di me. Comunque continuerò sempre a ringraziare
Saverio Marconi e la Compagnia della Rancia che mi ha dato
questa straordinaria opportunità”.
- Per diventare famosi ci vuole più fortuna o più bravura?
“Ci vuole il pelo sullo stomaco. Molta gente diventa famosa
perché deve diventarlo, come Michelle. Una persona talmente
bella, umanamente, che non puoi non amare. Altre persone,
secondo me, sono passate sul cadavere di se stessi pur di
arrivare. E questa è una frontiera che io ho deciso di non
superare. Io non spero di diventare famoso, spero di essere una
persona di successo. Vuol dire una persona che sta facendo
quello che deve fare perché è la sua urgenza. Poi, se questo mi
porta la fama, la notorietà, che è anche quella che sto
cercando, ben venga. Però la sto cercando semplicemente perché
più la gente mi conosce e più gente riesco a portare a teatro
per poter continuare a fare questo mestiere”.
- Cosa hai in più e cosa ti manca rispetto ad altri che fanno il
tuo stesso mestiere?
“Niente: né più, né meno. Forse ho deciso di mettere in gioco la
mia vulnerabilità. Molte volte vedo i miei colleghi sul
palcoscenico che non hanno voglia di mettere in gioco la parte
nera di se stessi, quella che invece agli attori viene insegnato
di usare. Secondo me un performer, quando va su, si guarda allo
specchio, cerca i propri difetti e passa la vita a cercare di
correggerli. Un interprete, come spero di essere o diventare, si
guarda allo specchio, vede i propri difetti e li coltiva perché
la nostra vita, la vita vera, è fatta di difetti. Quindi i
difetti vanno portati in scena. Non è sempre importante essere
vincitori in scena, si può essere anche perdenti. Se caschi da
una sedia devi capitombolare, non devi fare una piroetta. Forse
molte volte la gente pensa che, per fare questo mestiere,
bisogna essere fighi. Invece, secondo me, bisogna semplicemente
essere degli uomini”.
- Com’è il tuo rapporto con Michelle Hunziker?
“Per me Michelle è la donna più amata dagli italiani più uno,
cioè me. E’ una gioia lavorare con lei. Come dice Michelle, ci
siamo annusati e ci siamo subito riconosciuti a pelle, con la
voglia di provare anche 18 ore al giorno, e un grande desiderio
di perfezionarci sempre. Quindi è bello, perché è una persona
che ha una grandissima sensibilità, sia umana che di
palcoscenico. Spero in futuro di poter lavorare di nuovo con
lei. Questo me lo auguro”.
- Un tuo parere sui tuoi compagni di cordata, non solo sulla
scena…
“Una gioia per me è stato il modo con cui Saverio Marconi,
Fabrizio Angelini e anche Michele Renzullo hanno deciso di
lavorare insieme in questo musical. Mi hanno lasciato una
libertà che io auguro a qualsiasi attore. Poi, naturalmente,
loro questa libertà l’hanno utilizzata. Cioè non è che hanno
detto fai come ti pare e poi, se non ci piaci, chi se ne frega.
Anzi. Loro mi hanno lasciato una libertà di esprimermi come
raramente capita”.
- Il tuo punto di forza e il tuo tallone d’Achille?
“Al primo posto metto la costanza. Cioè per me ogni replica è la
prima e l’ultima. Ogni volta è una battaglia, nel senso buono
sempre, da combattere con il coltello tra i denti, non bisogna
mollare mai.. Quando hai il privilegio di poter esprimerti con
il mestiere che volevi fare, per una persona è il massimo.
Secondo me chi può dare l’80% sul lavoro e dà l’80% è un
vincente. Chi può dare il 100% e dà il 90% è un fallito. Il mio
punto debole? Sono un po’ permaloso e forse troppo sensibile.
Qualsiasi cosa mi ferisce. Però fa parte, forse, anche dell’aver
scelto di essere vulnerabile”.
- Com’è il tuo carattere?
“Sono un entusiasta di tutto, delle volte un po’ aggressivo,
soprattutto quando c’è da difendere l’incanto del palcoscenico”.
- Come sono i tuoi rapporti con le rappresentanti del gentil
sesso?
“Sono un femminista dichiarato. Per me il Presidente della
Repubblica dovrebbe essere una donna. Non so perché, mi fido più
delle donne che degli uomini. Preferirei che ci fossero più
donne in Parlamento, per esempio. Invece, nei rapporti personali
fondamentalmente sono un bagnino di Pesaro. Quindi sono un po’
cialtrone con le ragazze: impazzisco per loro, mi innamoro ogni
quindici secondi”.
- Preferisci lavorare con donne bellissime o soprattutto brave?
“Certamente brave perché, per rimanere una spugna, devi avere
persone dalle quali imparare. Però si impara da tutti. Non è un
problema avere a fianco una donna bella. Infatti io non potrei
mai scegliere. Però la bravura ti aiuta perché, quando si studia
col compagno di banco più bravo di te, diventi più bravo.
L’ideale sarebbe avere sempre al mio fianco una ragazza come
Michelle Hunziker, bella e brava. E’ perfetto. Sarebbe davvero
il massimo. Ma devo dire che recentemente ho fatto Vacanze
Romane con Serena Autieri, ho la fortuna di affiancare Michelle
in Cabaret, in Piper c’erano Martina Stella, Carol Alt e Anna
Falchi. Quindi non mi posso proprio lamentare”.
- Qual è il genere di spettacolo che prediligi? Ami di più il
teatro, il cinema o la televisione?
“La televisione no, tranne le fiction, perché sono storie che si
raccontano e alle quali, ultimamente, si sta dando spazio,
tanto. E quindi mi piace. Se no di televisione ne guardo
pochissima. Amo il cinema, la prosa e i musical fatti bene”.
- Cosa pensi di “Cabaret”, la commedia musicale che stai
interpretando alla grande con la dolcissima Michelle qui al
Sistina?
“Penso che sia il musical perfetto perché in scena c’è il 50% di
storia da raccontare, quindi di interpretazione, e il 50% di
performance, cioè di numeri, di spettacolo. Quindi è
intrattenimento, ma fa anche pensare. Ed è stata geniale l’idea
di Saverio di attualizzare il messaggio di Cabaret con il
concetto che adesso si mette la testa sotto la sabbia. Non fa
più scandalo il sesso, fa scandalo l’indifferenza”.
- Ci voleva questo musical per avere la consacrazione definitiva
del tuo talento?
“Ancora la strada è lunga. In tutti gli spettacoli che ho fatto,
ho dato il meglio di me. Più vado avanti e più mi danno la
possibilità di avere platee più grandi”.
- Tu in scena ti scateni: dove trovi, da dove provengono, tutte
queste energie?
“Non fumo, non bevo, non mi drogo. Mi alleno tanto, tutti i
giorni, conduco una vita abbastanza sana e quindi sto bene, non
rischio mai”.
- Quali sono gli ingredienti della tua arte scenica?
“Incanto, responsabilità e condivisione”.
- Il tuo più grande desiderio, la tua maggiore aspirazione,
nella professione e nella vita?
“Mi piacerebbe diventare un regista e mantenere la mia
serenità”.
- Hai degli hobby che magari non puoi coltivare come vorresti?
“Questo mestiere ti dà tanto tempo libero, quasi ti fa sembrare
un intellettuale se lo usi per i tuoi hobby. Perché più vivi la
vita quando non sei sul palcoscenico – anche tramite la lettura,
il cinema, il calcio – e più la puoi rappresentare sul palco. Io
adoro il calcio. Mio nonno giocava nel Padova di Nereo Rocco”.
- Chi è oggi Christian Ginepro in estrema sintesi?
“Un cavallino della giostra”.
- Cosa scriveresti sul tuo muro ideale?
“Una frase che scrivo sullo specchio del mio camerino è
“Christian Ginepro non conta un cavolo”, perché nel nostro
mestiere bisogna un po’ distruggere il proprio ego. Però, se
avessi un muro, scriverei: “Liberaci dal male. Amen”.
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