IL GIORNO  - 15/03/2003

Pinocchio è musical!
Il kolossal dei Pooh 



MILANO — E' la più grande produzione italiana di sempre e anche l'incognita più grande l'ultimo "Pinocchio" in musical, che ha debiuttato giovedì notte a Milano in un grande teatro costruito intorno al suo progetto. Musica dei Pooh, regia di Saverio Marconi, cast tutto italiano e un investimento di oltre cinque milioni di euro (solo tre per il Teatro Diners della Luna costruito di fianco al Filaforum di Assago). Benedetto dalla fondazione Collodi, il libretto di Marconi e Ronchetti rilegge in chiave moderna il testo originale e analizza il rapporto padre-figlio come un percorso difficile che farà crescere entrambi (sotto l'amichevole supevisione della psicologa Maria Rita Parsi). Impianto teatrale da favola antica, ambientato in un'Italia del secondo dopoguerra, dal paesello al monolocale di Geppetto. E il personaggio nuovo di Angela, segretaria fidanzata di falegname single e un po' egoista, introduce il tema della famiglia e della coppia. Il risultato è qualcosa fra Garinei e Giovannini (Rugantino) e Broadway, gli anni del rock'n'roll e i ritmi dance ("Sballo"), nella ricerca di una via italiana e pop alla commedia musicale. Nelle invenzioni più creative fra il cinema fantastico di Federico Fellini e il Magic Circus di Jerome Savary. Sfida interessante perchè il racconto, con le sue variazioni, è facilmente comprensibile e gli intepreti hanno una simpatica professionalità da musicarello: nel senso che sono bravi, senza bisogno di fare impropri paragoni. La musica dei Pooh regge quasi sempre al confronto con se stessa, nel mondo di riferimento di citazioni e autocitazioni (Piccola Katty) che stanno nella consuetudine. Se non sei George Gershwin o Cole Porter. Solo alcuni testi suonano troppo canzone, sono drammaturgicamente leggeri rispetto al linguaggio letterario della storia. Pinocchio figlio di un raggio di luna (sotto la protezione della fata Turchina) diventerà prima burattino e poi quasi un bambino, dal laboratorio di Geppetto, piccolo imprenditore, alla grande fuga dai doveri e dalla realtà, in nome di una bugiarda libertà. Alla fine chiederà alla luna, visto che non pouò crescere, di tornare albero (e si farà bambino con una bandiera della pace in mano, il vero figlio di Angela e Geppetto). 
I Pooh e Marconi sforbiceranno da oggi di 15-20 minuti la prima parte (14 temi contro gli 8 della seconda), quella del bosco, del Gatto e della Volpe, coppia debole del racconto. Per recuperare gli snodi più spettacolari: il teatro dei burattini di Mangiafuoco (strepitoso), la vecchia corriera che porta i bambini del Paese dei Balocchi, il Circo e del suo cattivissimo Padrone (il balletto degli asinelli e il duetto fra Pinocchio e Lucignolo). Il trionfo degli effetti speciali in fondo al mare, fra anemoni, meduse e cozze, in una dimensione verticale che stupisce e diverte a tempo di mambo ("Galleggiando"). "Insieme", "Nel paese dei balocchi", "Un vero amico" sembrano i temi che resteranno nella memoria. 
La produzione della Compagnia della Rancia sfida francesi e inglesi con un titolo che è conosciuto in tutto il mondo ed è stato opzionato da Spagna (e Sudamerica), Francia, Germania, Austria, Portogallo, Inghilerra e Cina. Sono 45mila i biglietti già venduti, 20mila quelli prenotati. Fra i 280 professionisti che hanno portato in scena "Pinocchio", meritano una menzione tecnici e artigiani, la regia di Marconi e la musica dei Pooh (ma con riserva: tagliate barba e baffi alla prima parte). Manuel Frattini è un Pinocchio alla fine credibile, Piero Pignatelli un Geppetto dignitoso, Mauro Simone un Lucignolo a volte sopra le righe, Lena Biolcati un'Angela ansiosa e protettiva. Performances vocali con qualche piccolo problema nel trionfo della prima, bravi i caratteri di contorno, da Marco Brancato (Direttore del Circo) a Roberto Nencini (Mangiafuoco). E il grande cast di attori-cantanti-ballerini in tutte le parti minori. Sono loro la vera piacevole sorpresa. 

di Marco Mangiarotti