CORRIERE DELLA SERA  - CORRIERE LAVORO - 09/05/2003

PROFESSIONI Trionfa questo genere di spettacolo e crea opportunità di lavoro


Si accendono le luci:
In Italia è scoppiata la «musical-mania». Sono passati cinquant anni da quando Pietro Garinei ha inventato la commedia musicale all italiana e almeno venti da quando sono stati tradotti e portati nei teatri italiani i primi musical made in Broadway. Mentre al cinema venivano proiettati con un buon successo i grandi musical Usa come «Jesus Christ Superstar». Ma il vero boom è arrivato soltanto negli ultimi cinque anni, con il successo della versione italiana di «Grease», che la Compagnia della Rancia ha lanciato in grande stile facendo registrare per anni il tutto esaurito e continuando ad attirare pubblico ancora oggi. E si è completato poi con il successo del «Notre Dame de Paris» di Riccardo Cocciante sbarcato anche in televisione. Nel frattempo anche il musical cinematografico italiano ha avuto modo di crescere e svilupparsi, arrivando a conquistare premi e spettatori con il lungometraggio «Tano da morire» di Roberta Torre.
Tutti fattori che hanno contribuito a preparare il terreno perché quella che era una branca del teatro diventasse un settore a sè, una via di mezzo tra lo stesso teatro, la televisione e il cinema, in grado di vivere autonomamente e di esprimere nuove professionalità.
Quest anno infatti ci sono stati altri segnali che confermano la crescita e la maturazione del settore. Da una parte il grande successo ottenuto anche in Italia dal film «Chicago», segno che esiste un mercato per questo genere. Lo stesso mercato che per il lancio di «Pinocchio» ha portato gli impresari a costruire un teatro tutto per questo musical, che vi resterà finché ci sarà pubblico, proprio come avviene per i musical di Broadway. Per non parlare delle selezioni dell edizione italiana di «Fame», che debutterà il prossimo ottobre.
Per 25 posti da ballerini si sono presentati circa 7 mila ragazzi.
Quando nasce un nuovo settore però, non c è solo la superficie, in questo caso, il palco, fatta di ballerini, cantanti e attori. Attorno a loro ruotano anche altre importanti professionalità e nuove figure che vanno dal regista al musichiere, dal traduttore all esperto di diritti internazionali. E ancora esperti di comunicazione e di merchandising, supervisori di location, insegnanti, grafici e comunicatori, addetti stampa, esperti di luci, visualist e tanti altri ancora.
Gli esperti interpellati da Corriere Lavoro , oltre a raccontare la propria esperienza, hanno calcolato che nei prossimi anni questo settore assorbirà diverse migliaia di giovani. Senza contare che molti potranno entrare da questo grande portone che si sta aprendo per poi accumulare esperienza e passare ai settori contigui, televisione e cinema in primis.


Antonio Calitri


L’ESPERTO DI MARKETING Massimo Zenobi

«C’erano una volta i manifesti»


Tra le nuove professioni del musical una delle più interessanti è quella dello stratega, responsabile del marketing, della comunicazione e molto spesso anche del merchandising ovvero della selezione e del posizionamento di tutti quegli oggetti, dalle penne alle foto, dai cappellini ai giubbotti, ai pupazzi, che aiutano sia a rafforzare il marchio dello spettacolo sia ad aumentare gli utili. Uno dei più esperti in Italia nel settore è Massimo Zenobi , amministratore di Show How, la società che si occupa del marketing e della comunicazione della Compagnia della Rancia. Come si è creato questa posizione?
«Ho incominciato vent anni fa, quando arrivarono i primi musical e di marketing dello spettacolo non c’era neppure l ombra. Ho unito la passione per il teatro alla professione di pubblicitario. Lavoravo in un agenzia ed ero attore della Compagnia della Rancia per passione. Da pubblicitario mi occupavo di quella che era l unica cosa che si poteva fare allora per uno spettacolo: il manifesto».
Ha abbandonato l agenzia per lavorare a tempo pieno nella compagnia.
«Si, il fondatore Saverio Marconi aveva capito che il musical ha bisogno di una comunicazione più forte di quella degli spettacoli tradizionali e mi chiese di occuparmene a tempo pieno e così mi sono specializzato».
E oggi, in cosa consiste il suo lavoro?
«Con quattro persone che lavorano con me più altre 20 esterne, seguo la strategia di comunicazione dello spettacolo e la realizzazione dei contenuti e la selezione dei mezzi utili al raggiungimento. Contribuisco alle scelte di marketing della compagnia».


IL PROTAGONISTA «Pinocchio» Manuel Frattini


«Ballo e canto, senza fermarsi»


La faccia più attuale del musical italiano è quella di Pinocchio, il primo grande musical non tradotto ma ideato proprio in Italia e accompagnato dalle musiche dei Pooh. Dietro la maschera del burattino di Collodi però, si nasconde Manuel Frattini , un artista completo, capace di cantare, ballare e recitare contemporaneamente. Una di quelle professionalità perfette per questo genere di spettacolo. Quale è stata la strada che ha percorso per raggiungere Pinocchio e il ruolo di protagonista con un teatro tutto per lei?
«Se sei un ballerino in Italia o fai parte di una compagnia di ballo oppure ti devi accontentare della televisione che però i ballerini li usa quasi come comparse e non li valorizza. Per questo ho partecipato a diversi varietà in Rai e in Mediaset e ho continuato a studiare canto e recitazione. Così ho potuto partecipare anche alle audizioni per i musical già dal 1992 con Chorus Line . Poi dal 1996 ho lavorato tantissimo in teatro e più lavori, più il nome gira, più ti arrivano le notizie delle audizioni e più possibilità hai di farcela».
Cosa deve fare un ragazzo o una ragazza che vuole seguire le sue tracce?
«Deve arrivare preparato. In Italia non ci sono scuole di musical vere e proprie e per questo deve fare tre scuole differenti, una di canto, una di danza e una di recitazione. Stanno però nascendo molti corsi che preparano alle tre discipline e, quindi, ad affrontare un musical. Tra queste meritano di essere segnalate la Danza e Movimento di Milano e la Mast Master di Roma».
Una volta che si è pronti poi, cosa bisogna fare?
«Bisogna partecipare a tutte le audizioni possibili e in questo un grosso aiuto lo danno le scuole che spesso hanno affisse le audizioni più importanti, spesso le segnalano loro stessi alle produzioni. Ma anche quando ciò non avviene bisogna cercarsele da solo, presentarsi, mandare cassette e riuscire a farsi prendere anche se per parti molto piccole. L importante è entrare, farsi conoscere e iniziare a conoscere le persone che ruotano nell ambiente. E poi se uno è bravo e determinato ce la fa. Ma deve mettere in conto che è un lavoro duro, molto duro e che costringe a stare lontano da casa».
Ma ne vale la pena?
«A livello economico, se si hanno in mente i compensi della tv e del cinema allora no, perché il teatro paga meno seppure i compensi permettono anche a chi non è protagonista di vivere abbastanza bene. Dal punto di vista della soddisfazione invece non ci sono paragoni, il contatto con il pubblico è elettrizzante e quest arte ti permette di migliorare continuamente».


L’IMPRESARIO David Zard, un tempo «storico» organizzatore di concerti rock


«Per provarci basta inviare una videocassetta»


In Italia il musical è in fortissima crescita. C è tanta richiesta di questi spettacoli come o forse ancora di più di quando iniziava il boom dei concerti rock nei palazzetti dello sport e negli stadi», spiega David Zard, imprenditore e impresario musicale con 35 anni di esperienza nello spettacolo, da un paio di anni riconvertitosi dai concerti ai musical. Ci ha creduto così tanto nel musical che ha costruito alla periferia di Roma il Gran Teatro, una delle poche strutture in Italia adatte ad ospitare le scenografie gigantesche degli spettacoli più importanti. «Abbiamo studiato attentamente il fenomeno Cocciante e quello che ha ottenuto il suo Notre Dame a Parigi e ci abbiamo creduto così tanto che non solo abbiamo voluto riproporlo in Italia ma, per il debutto, abbiamo costruito un teatro apposito e abbiamo avuto ragione perché in Italia il musical è il futuro. Noi abbiamo superato il milione di spettatori e questo ci ha dato linfa per mettere in cantiere altri cinque nuovi progetti a partire da Tosca, un musical diretto da Lucio Dalla sulla grande opera musicale di Puccini».
Produrre uno spettacolo come quello di Cocciante ha creato nuovi posti di lavoro?
«Certamente. Più è grande lo spettacolo più posti si creano, ma ci sono figure che vanno al di là della singola produzione. Nel nostro ufficio, dove si lavora tutto l anno ai progetti, alla comunicazione, ai diritti, all amministrazione, prima di imbarcarci in questa nuova avventura eravamo in sei. Oggi siamo in venti e cresceremo ancora. Il solo spettacolo di Notre Dame de Paris ha offerto un lavoro fisso per tutto l anno a 130 persone e tutte ben retribuite. E per ben retribuite significa che si parte da almeno 1.500 euro netti al mese e si sale anche di molto».
Quali mansioni hanno queste 130 persone?
«Molti sono stati i ballerini, all inizio soprattutto stranieri che avevano già lavorato a questo spettacolo e poi hanno lasciato il posto ai giovani italiani, man mano che questi ultimi maturavano con i nostri insegnamenti e con la vicinanza dei ballerini più esperti. Poi, abbiamo creato nuove specializzazioni, dai truccatori di scena ai sarti, dai tecnici delle luci a quelli del suono. Tutti con specificità diverse da quelle degli altri settori dello spettacolo. E abbiamo creato almeno altrettanti posti con l indotto, soprattutto quando lo spettacolo si è spostato da Roma nelle altre città».
Cosa dovrebbe fare un giovane che vuole lavorare in questo settore per farsi prendere da lei?
«Per quanto riguarda i protagonisti della scena, bisogna essere molto preparati. Noi facciamo continuamente dei provini e sono le scuole a segnalarci delle giovani promesse. Ma ci si può fare avanti inviandoci delle videocassette. Per quanto riguarda gli altri profili invece, siamo aperti a prendere in considerazione le nuove figure. Ci arrivano molti curricula. Di solito ci accontentiamo di una buona preparazione di base, che può essere nelle luci come nei costumi, ma anche nella comunicazione, nelle pubbliche relazioni. Proponiamo un primo stage e se dimostrano di valere restano con noi e passano ai gradini successivi».


IL REGISTA Fabrizio Angelini: «Essere flessibili, ma...»

«Meglio cominciare da attori»


Lavorare nel musical è diverso dal lavoro negli altri settori dello spettacolo, perché il protagonista deve saper cantare, ballare e recitare. A raccontare è Fabrizio Angelini , partito come attore e oggi regista affermato, ma all occorrenza anche coreografo, aiuto regista e, se serve, di nuovo ballerino. Come si diventa registi di un musical?
«Io ho incominciato come attore dilettante. Facevo spettacoli con gli amici, poi mi sono appassionato e ho deciso di studiare. Ho studiato danza, ho partecipato alle audizioni dei primi musical e sono stato scelto come ballerino. Ero appassionato anche da tutto quello che ruotava intorno al palco e restavo a vedere gli altri ballerini e gli attori, a fianco del regista, davo anche una mano e quando ho incominciato a capire le regole ho iniziato ad alternare il lavoro sul palco con quello alla coreografia e alla regia come assistente. Nel 1999 Nicoletta Mantovani mi ha scelto come regista per l adattamento in italiano di Rent . Poi ho fatto il regista e il coreografo di Francesco d Assisi , sono stato regista collaboratore di Grease , regista e coreografo di Bulli e Pupe , coreografo e regista associato di Sette spose per Sette fratelli e coreografo di Pinocchio . Quando ti trovi dall altra parte e devi decidere una scena, se sei stato sul palco hai più facilità a capire se davvero si può fare e come si può fare».
E se uno ha delle idee e ama la regia ma è negato per il palcoscenico?
«Deve studiare regia e affiancarsi il prima possibile a un regista con qualsiasi ruolo, ma è importante farlo il prima possibile perché in questo caso bisogna acquisire molte più informazioni esterne».