CORRIERE DELLA SERA - 23/02/03

Gli esperti italiani e la sfida a distanza tra la pellicola di Rob Marshall appena uscita e quella di Baz Luhrmann del 2001


«Chicago» piace più di «Moulin Rouge»

Il film con la Kidman aveva una regia avveniristica, ma nel nuovo musical c’è maggior completezza


MILANO - Gli appassionati possono festeggiare: è uscito Chicago , lo sfavillante, fantastico film candidato a tredici Oscar e ispirato allo spettacolo creato nel 1975 a Broadway dal genio compianto di Bob Fosse. E' uno dei grandi musical del nuovo millennio, ma ne condivide i favori con Moulin Rouge , altro titolo già storico con Nicole Kidman, diretto da Baz Luhrmann nel 2001. Il primo è un musical espressionista alla Brecht-Weill, laggiù in una Chicago del '29 che sembra un flash di oggi (la vita è un circo...), coreografato da un genio, in regime di all that jazz e ragtime; l'altro un viaggio digital-surreale in un mix di stili, generi e sentimenti, con un arco di citazioni da Disney a Marilyn. 
Gli esperti del musical, oggi di gran moda in Italia, per chi votano tra questi due film assai magici? Incominciamo dal patron della commedia musicale, Pietro Garinei , che segna sulla schedina un pareggio: « Moulin Rouge un grande show spettacolare, e trovo superbe le coreografie di Chicago , capolavoro dello stile di Fosse: due grandi spettacoli». 
Saverio Marconi, il regista della Rancia che sta per debuttare col nuovo Pinocchio , ha visto ieri Chicago : «Sto con Fosse, non c'è dubbio. E' un cinema meraviglioso perché valorizza il teatro, mi dispiaceva non poter applaudire i numeri coreografici che sono la fine del mondo. Moulin Rouge era un mélange di stili ed epoche messo assieme da un maestro, ma Chicago ci racconta una storia attuale con passione e glamour. Nel 75 quando lo spettacolo debuttò a Broadway dovette sostenere un'impari lotta con A chorus line , che vinse, ma oggi bisogna rendergli onore e il film ti fa davvero partire per una tangente fantastica». 
Anche la soubrette Benedicta Boccoli va pazza per Chicago e la sua modernità in noir: «Io mi sono proposta per farlo nell'edizione italiana. Con i ritmi e i movimenti di Fosse, io sono cresciuta, li ho nel sangue, non so cosa darei. Moulin Rouge era bello ma nei limiti di un grande esibizionismo registico». 
« Chicago è meglio - conferma Maurizio Micheli - ha una storia, un'attualità, sembra L'opera da tre soldi , ci vorrebbe Strehler. Il musical con la Kidman era fin troppo mosso, una macroscopica esercitazione di stile». 
Insomma da una parte un film che mira al 30 e lode in calligrafia, dall’altra uno che colpisce diritto al cuore. «Io veramente starei con Cabaret , il mio preferito - sostiene Christian De Sica - ma tra i due preferisco Chicago , perché Bob Fosse è stato l'ultimo genio del musical, la partitura mi emoziona, Gere appare un campione di tip tap e il duello-duetto femminile mi ricorda quello tra bionda e bruna di Marilyn e Jane Russell in Gli uomini preferiscono le bionde . La Kidman? Brava, certo, ma mi sta un po' antipatica». 
Agli opposti Gianmarco Tognazzi : «Non sono obiettivo, stravedo per la Kidman e preferisco il cocktail geniale di post moderno e ottocentesco di Moulin Rouge , pur senza aver ancora visto l’altro». 
E anche Raffaele Paganini , ballerino e star del musical che sta per calarsi nei panni di Valentino, vota per Moulin Rouge : «Un film che mi ha fatto andar fuori di testa per le sue trovate registiche e musicali, per i colori e i profumi che mi hanno profondamente colpito. Chicago ? Solo un bel film». 
«Io mi sento quasi di dare una X - dice Lorella Cuccarini -. Chicago ha tutti i numeri, compresa una colonna sonora strepitosa e una coinvolgente storia drammatica, ma Moulin Rouge mi era piaciuto tanto e la Kidman era insuperabile: comunque due titoli da cui non si potrà prescindere». 
Chiudiamo con un altro voto con inno a Chicago, che appare netto vincitore. A Carla Fracci e al marito regista Beppe Menegatti piace moltissimo: «E' la proposta - dicono all'unisono - di una visione importante del futuro, attualissima nel trattare il quarto e il quinto potere dei media, mentre Moulin Rouge è un sogno rivolto al passato». 

Maurizio Porro