CORRIERE DELLA SERA  - 09/03/2003

Broadway, in scena lo sciopero dei musical

E’ la prima volta in quasi trent’anni, gli attori si uniscono alla protesta degli orchestrali

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 
NEW YORK - Un’atmosfera funebre è calata sulla leggendaria «Great White Way», la via dei teatri newyorchesi dove da oltre un secolo si esibiscono star (tra i nomi celebri, Frank Sinatra, Liza Minnelli, Marlon Brando e Al Pacino). Per la prima volta da quasi 30 anni, uno sciopero ha chiuso tutti i musical di Broadway, minacciando di infliggere il colpo di grazia al turismo newyorchese, già in ginocchio dopo l’11 settembre. 
L’American Federation of Musicians, sindacato dei musicisti di Broadway, ha deciso di scioperare venerdì sera dopo che i produttori han fatto sapere di voler ridurre da 26 a 14 il numero minimo di membri delle orchestre stabilito dai contratti di categoria. Ma ad incrociare le braccia non sono stati solo i musicisti. 

PLAYBACK - Quando hanno saputo che i produttori avevano intenzione di mandare in scena comunque i loro show coi playback computerizzati, attori e addetti al palcoscenico sono scesi in strada assieme ai musicisti, picchettando i teatri presi subito d’assedio da migliaia di spettatori che chiedevano di essere rimborsati. 
«Vogliono sostituire la musica dal vivo che è l’anima di Broadway con la musica in scatola - punta il dito l’attore Adam Heller, veterano di musical quali Titanic e Les Miserables - se i produttori avranno la meglio, sarà la fine del teatro musicale americano». 
«E’ triste che per avidità siano disposti a mettere a repentaglio l’incolumità degli attori - lo incalza la moglie Kerry O’Malley, star emergente dei musical newyorchesi con all’attivo, tra l’altro, Anna prendi il fucile - se il computer si guasta, chi fermerà la discesa degli scenari e dei ballerini, adesso eseguiti manualmente da un tecnico che prende ordini dal direttore d’orchestra?». 

MICROCOSMO - La solidarietà ai musicisti non ha stupito nessuno in questo affiatatissimo microcosmo di 10 isolati quadrati che impiega circa 6000 persone - dalle maschere ai bigliettai - e dove tutti si conoscono per nome. Secondo i leader sindacali il vero obbiettivo a lunga scadenza dei produttori è «eliminare la live music da Broadway». 
Un vero azzardo se si pensa che tutti gli hit di ieri e di oggi debbono il proprio successo anche di critica proprio alle orchestre dal vivo. Composte di professionisti di alto livello che guadagnano intorno agli 88mila euro l’anno (ma solo quelli che lavorano regolarmente). 
«Non vogliamo affatto uccidere le orchestre - ribatte Jeb Bernstein, presidente dei produttori teatrali - nessun altro teatro al mondo possiede quote. Cats ha aperto a Londra con 17 musicisti - continua - ma quando ha attraversato l’Atlantico i sindacati ci hanno costretto ad assumermene 25». 

RIPERCUSSIONI - Era dal 1975, quando il black-out di Broadway durò tre settimane, che il distretto dei musical non si fermava per uno sciopero. 
Ma questa volta le ripercussioni potrebbero essere ben più catastrofiche. «E' l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno - tuona il sindaco di New York Michael Bloomberg, alle prese con un deficit nel budget di 4 miliardi di dollari - l’impatto economico per la nostra città già in crisi sarà pesantissimo». 
L’industria dei musical è infatti uno dei massimi motori del turismo newyorchese. Tra ristoranti, hotel, negozi e trasporti ogni stagione teatrale genera 4,4 miliardi di dollari e dà lavoro a ben 40.000 persone. Dei 643 milioni di dollari in biglietti venduti a Broadway lo scorso anno, l’81% era rappresentato dai musical. 



Alessandra Farkas