Il compositore premio Oscar debutta con «Concha Bonita», spettacolo diretto da Alfredo Arias

Piovani: ora porto il tango a Parigi

«La mia nuova sfida, un musical d’ispirazione latinoamericana»

 
Il favoloso destino di Concha Bonita. Che un tempo si chiamava Pablo, guapo, macho e calciatore argentino. Partito da Buenos Aires con tutti i suoi attributi, Pablo approda a Parigi e in quattro e quattr’otto da uomo si trasforma in donna. E come Concha, anzi Concha Bonita per via della prorompente avvenenza, fa strage di cuori, si assicura l’immensa eredità di un vecchio italiano e si ritrova libera, bella e con un conto in banca esagerato. Una nuova vita meravigliosa, finché dall’Argentina sbarca il suo passato: Myriam, la donna a cui era legato quand’era ancora Pablo, e Dolly, la loro figlia adolescente e smaniosa d’incontrare il padre. Però nel frattempo diventato donna. Cosa accadrà al loro incontro? Come se la caverà il transex Concha come papà-mamma? E Myriam, che mai ha smesso di amare Pablo, come reagirà alla nuova situazione ?
«Per tutte le risposte - suggerisce Nicola Piovani - rivediamoci il 5 dicembre, al Théâtre National de Chaillot di Parigi». Dove in quella data debutterà Concha Bonita , commedia musicale di Alfredo Arias (anche regista) e René de Ceccatty, musiche di Piovani, eseguite dal vivo da quindici orchestrali. Un incontro di talenti, il trasgressivo regista argentino e il nostro musicista, premio Oscar per La vita è bella e autore anche della colonna sonora del Pinocchio di Benigni, sotto il segno di una leggerezza beffarda e audace.
Un’altra esperienza nuova, cosa si aspetta?
«Vorrei che il pubblico si divertisse almeno quanto noi. Quanto a me sono entusiasta di cimentarmi per la prima volta con un testo francese: tutte quelle parole tronche sono perfette da mettere in musica, e con un spettacolo di inedita trasversalità musicale, di netta impronta latino-americana, ma pronto a spaziare dal tango al rock, dal melodramma alla rumba, dalla zarzuela al mambo».
Commistioni di generi e ritmi senza confini, ma non solo...
«Sono 38 i momenti musicali dello spettacolo - spiega il musicista che il 16 e 17 gennaio nella stessa sala sarà di scena in concerto -. Ciascuno per scandire sentimenti ed eventi fuori dalle regole, dove le sole leggi in vigore sono quelle della tolleranza e della bellezza della vita, comprese le sue incongruenze. Ne fa fede la lista dei titoli: Jogging coi tacchi a spillo , La rumba dei maricon , Cerco un uomo , Schiava d’amore, schiava di bellezza , Non si torna mai indietro ...».
«Cambiar sesso, cambiar personaggio, può essere un buon viaggio», canta soddisfatta Concha per bocca e corpo della sua interprete, Catherine Ringer, solista del gruppo Les Rita Mitsouko, in Francia soprannominata «la Piaf pop».
Cantare con toni maschili a femminili non è da tutti.
«Una voce di straordinaria duttilità, capace di passare dai song di Brecht al rock di Hallyday. Perfetta per giocare con la musica, per alternare tonalità gravi e acute».
Ma la femminilità inseguita da Concha è tutta esteriore, esasperata e irreale.
«Prima uomo, poi donna, infine tutti e due insieme, Concha è accompagnata nel suo cammino da due "fantasmi", quello di Pablo, la sua incarnazione maschile, e quello di Evaavabette (Eva, Ava Gardner, Bette Davies), summa di un modello onirico e carnale, ad alto tasso hollywoodiano. Il suo percorso consisterà proprio nel riuscire a distaccarsene, scoprendo invece un modo più intimo e più vero di essere donna».
A dispetto di quel mondo di apparenze, grottesco e scintillante, che Arias enfatizza in scena con uno sfondo da «casa di Barbie», tutto rosa e tulle, dove si inerpicano le scale dei sogni cinematografici, trasparenti e sospese nell’ari a. Aggiunge il regista: «Come per altri miei spettacoli, Mortadela , Faust argentino lo spunto di partenza è l’album di famiglia, memorie reali e immaginarie, mescolate senza pudori e con tanta ironia ».
Stavolta l’omaggio è a Copi, artista di cui Arias ha già portato in scena due piéce, Frigo e La donna seduta . «Concha è un concentrato del suo mondo transex - conclude -. Con Copi giravamo per i cabaret parigini a scoprire i tanti gruppi "en travesti". Per me è stato un maestro di arte e di vita. Il messaggio di Concha è il suo: non avere paura di guardarsi dentro. Perché possiamo andare fino in fondo alle nostre fantasie senza creare catastrofi nella vita di nessuno, trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri».
Giuseppina Manin
Corriere della sera - 12/11/2002