Dal "Corriere della Sera" di lunedì 16 settembre 2002

 

A New York lo spettacolo in scena all’Apollo Theater, culla del jazz

Tutti in coda per il musical che celebra Harlem

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - Un serpentone colorato si snoda ogni sera all’uscita del leggendario Apollo Theater di Harlem. Turisti francesi e tedeschi, intellettuali, giovani universitari e patiti di Broadway: più di 1.400 persone si accalcano ogni sera all’angolo della 125a strada per acquistare un biglietto di «Harlem Song», il nuovo musical diretto da George Wolfe ed acclamato dai critici come «il capolavoro che completa la rinascita di Harlem».
Lo storico Apollo Theater, la culla del jazz e del blues che per quasi un secolo ha rappresentato l’ascesa, il trionfo e poi il declino del più famoso quartiere nero al mondo, ospita il primo musical in perfetto stile Broadway creato apposta e solo per Harlem. Lo spettacolo, che ha un cast di 15 cantanti-ballerini e come protagonisti alcune star di Broadway - B.J.Crosby, David St.Louis, Dana Shavonne Rainey e Gabriel A. Croom - racconta la storia del quartiere dagli anni 20 ad oggi. Avvalendosi dei più disparati ritmi neri - dal jazz al gospel al blues - e di clip di vecchi documentari, ripercorre le vicende artistiche, razziali e politiche di una delle aree più vive e tormentate di New York.
Con un pizzico di nostalgia, lo show cerca di ricreare gli anni ruggenti dell’Apollo, invitando il pubblico a calarsi nell’atmosfera che accompagnava gli ormai mitici concerti dei moltissimi «big» lanciati dal teatro: da Ella Fitzgerald a Duke Ellington, da Billie Holiday a Sarah Vaughan. E nella carrellata di ricordi non potevano mancare le leggendarie «serate del debuttante», che si tengono ogni mercoledì sera ed hanno offerto i riflettori, per la prima volta, a «sconosciuti» come James Brown, Michael Jackson e i Jackson 5 e Whitney Houston.
Il musical non manca però di detrattori. In un lungo intervento sul New York Times , Leonard Garment, ex avvocato di Richard Nixon e oggi presidente del Jazz Museum di Harlem, nota con preoccupazione che la platea è composta in gran parte da giovani bianchi facoltosi. Il fatto che molti yuppies invadano ogni sera un quartiere, che solo 10 anni fa era considerato a rischio per chi non fosse di origini afro-americane, secondo Garment «mette a serio rischio l’identità culturale acquisita con tanta fatica da Harlem». I cui abitanti temono, presto, di non potersi più permettere i prezzi proibitivi di un quartiere sempre più alla moda.
Ma secondo i sostenitori, il musical non fa che celebrare il rinascimento di Harlem che va avanti ormai da anni, a beneficio soprattutto dei residenti della zona. Grazie al calo senza precedenti della criminalità e ad un boom economico ed edilizio che ha invertito la tendenza negativa degli anni ’60-’80.
E anche il festival jazz al Lincoln Center, che raccoglie e preserva il meglio della tradizione jazzistica americana, ha deciso di spostare alcuni eventi all’Apollo, come tributo ad uno dei luoghi-simbolo della storia musicale degli Usa.

Alessandra Farkas