A
New York lo spettacolo in scena all’Apollo Theater, culla del jazz
Tutti in
coda per il musical che celebra Harlem
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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - Un serpentone colorato si snoda ogni sera all’uscita del
leggendario Apollo Theater di Harlem. Turisti francesi e tedeschi,
intellettuali, giovani universitari e patiti di Broadway: più di
1.400 persone si accalcano ogni sera all’angolo della 125a strada
per acquistare un biglietto di «Harlem Song», il nuovo musical
diretto da George Wolfe ed acclamato dai critici come «il capolavoro
che completa la rinascita di Harlem».
Lo storico Apollo Theater, la culla del jazz e del blues che per quasi
un secolo ha rappresentato l’ascesa, il trionfo e poi il declino del
più famoso quartiere nero al mondo, ospita il primo musical in
perfetto stile Broadway creato apposta e solo per Harlem. Lo
spettacolo, che ha un cast di 15 cantanti-ballerini e come
protagonisti alcune star di Broadway - B.J.Crosby, David St.Louis,
Dana Shavonne Rainey e Gabriel A. Croom - racconta la storia del
quartiere dagli anni 20 ad oggi. Avvalendosi dei più disparati ritmi
neri - dal jazz al gospel al blues - e di clip di vecchi documentari,
ripercorre le vicende artistiche, razziali e politiche di una delle
aree più vive e tormentate di New York.
Con un pizzico di nostalgia, lo show cerca di ricreare gli anni
ruggenti dell’Apollo, invitando il pubblico a calarsi
nell’atmosfera che accompagnava gli ormai mitici concerti dei
moltissimi «big» lanciati dal teatro: da Ella Fitzgerald a Duke
Ellington, da Billie Holiday a Sarah Vaughan. E nella carrellata di
ricordi non potevano mancare le leggendarie «serate del debuttante»,
che si tengono ogni mercoledì sera ed hanno offerto i riflettori, per
la prima volta, a «sconosciuti» come James Brown, Michael Jackson e
i Jackson 5 e Whitney Houston.
Il musical non manca però di detrattori. In un lungo intervento sul New
York Times , Leonard Garment, ex avvocato di Richard Nixon e oggi
presidente del Jazz Museum di Harlem, nota con preoccupazione che la
platea è composta in gran parte da giovani bianchi facoltosi. Il
fatto che molti yuppies invadano ogni sera un quartiere, che solo 10
anni fa era considerato a rischio per chi non fosse di origini
afro-americane, secondo Garment «mette a serio rischio l’identità
culturale acquisita con tanta fatica da Harlem». I cui abitanti
temono, presto, di non potersi più permettere i prezzi proibitivi di
un quartiere sempre più alla moda.
Ma secondo i sostenitori, il musical non fa che celebrare il
rinascimento di Harlem che va avanti ormai da anni, a beneficio
soprattutto dei residenti della zona. Grazie al calo senza precedenti
della criminalità e ad un boom economico ed edilizio che ha invertito
la tendenza negativa degli anni ’60-’80.
E anche il festival jazz al Lincoln Center, che raccoglie e preserva
il meglio della tradizione jazzistica americana, ha deciso di spostare
alcuni eventi all’Apollo, come tributo ad uno dei luoghi-simbolo
della storia musicale degli Usa.
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