A proposito de
"LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI"!
Il musical "cult" che vi farà fare risate..."da brivido"!
La presentazione di Gerolamo Alchieri,
scritta per la prima versione italiana
del 1988

Il primo problema che mi sono posto è stato, ovviamente, se lasciare questa storia a New York o se traferirla in qualche periferia nostrana, magari milanese. Con Saverio Marconi ci siamo resi conto però di quanto questa storia fosse improponibile al di fuori dell'atmosfera, dei suoni, dei colori e dei miti a cui si riferisce e su cui ironizza, che sono prettamente americani. E' vero che l'America non è più così lontana, grazie al cinema, ai prodotti commerciali e soprattutto (ahinoi!) ai tanti telefilms. Però "questa" America era quella dello slang newyorkese e dei miti commercial-televisivi degli anni cinquanta, con cui non abbiamo tanta confidenza. Si è trattato quindi di riproporre lo stesso spirito ma con elementi a noi noti. Ed ecco che il Solimex diventa il Tavor, il Vitalis è diventato il Bryll-Cream, Howdy-Doddy è stato trasformato in Perry Mason, e così via. Lo scoglio più grosso erano le canzoni. Se è vero che il Musical americano è figlio indiretto dell'Opera Lirica Italiana, è anche vero che il dittongo italiano, così utile per i vocalizzi del bel canto, mal si presta al rock, il cui ritmo viene meglio scandito dalle consonanti, di cui l'idioma anglosassone è ricco. Per di più l'inglese è una lingua fondamentalmente monosillabica, e questo significa che è facile, in pochi versi, esprimere concetti che in italiano avrebbero bisogno di un'intera canzone. Certo, anche noi abbiamo le nostre parole monosillabiche, ma sono per lo più articoli, congiunzioni e preposizioni, e il pensiero così risulterebbe quantomeno impoverito... Non sarebbe stato difficile, perciò, ritrovarsi una canzone i cui versi finiva tutti in "erre" (andar, amor, mangiar,cuor, ecc.) cosa che con Michele Renzullo abbiamo cercato di evitare (con, ad esempio, l'uso dei futuri: andrò, vedrò, ecc.) se non quando era divertente evocare certe canzonette italiane degli anni cinquanta (come la canzone del sogno di Audrey "In mezzo ai fior"). In definitiva un gioco complicato ma che ci ha divertito e che, speriamo, diverta anche il pubblico.

Gerolamo Alchieri