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Live On Stage presenta

Testo e liriche             Musica
HOWARD ASHMAN        ALAN MENKEN

Basato sull'omonimo film di ROGER CORMAN,
sceneggiatura di CHARLES GRIFFITH

Traduzione                               Adattamento
FRANCO TRAVAGLIO          FEDERICO BELLONE
                                     e LORENZO LORENZI


Scene
HELLA MOMBRINI, SILVIA SILVESTRI

Costumi
AMBRA RINALDO e CRISTINA DI GENNARO

Luci
FEDERICO BELLONE


Direzione musicale
SIMONE MANFREDINI

Coreografie
GILLIAN BRUCE

Regia
FEDERICO BELLONE & GIORGIO SECOLI

Comunicazione
GABRIELE TREVISAN

Produzione
LORENZO LORENZI

una produzione
LIVE ON STAGE
in collaborazione con
COMPAGNIA DELLA RANCIA

Il video

                                        
Un piccolo negozio di fiori, in un povero quartiere di una New York anni ’60, sta per dichiarare bancarotta, quando il giovane commesso, Seymour, propone al suo principale, il signor Mushnik, di esporre in vetrina una piccola pianta carnivora, trovata in circostanze misteriose durante un’eclissi di sole. Come per magia l’attività del negozio rinasce improvvisamente. L’inaspettata fortuna viene attribuita alla presenza della pianta, battezzata dal timido botanico col nome di Audrey, lo stesso che porta la dolce collega di cui egli è segretamente innamorato. Presto però Seymour scopre che la pianta si nutre in modo insolito e cresce a dismisura fino a sviluppare addirittura la capacità di parlare! La pianta sembra proprio avere una sua volontà in grado di cambiare radicalmente l'evolversi degli eventi.

Nella foto a sinistra Franco Travaglio e Federico Bellone. Il primo ha curato la nuova traduzione del testo e  delle canzoni, il secondo firma, insieme a Lorenzo Lorenzi, l'adattamento e con Giorgio Secoli  (foto sotto) la regia.

Giorgio Secoli

La presentazione di Howard Ashman,
scritta prima che venisse realizzato il famoso
remake di Frank Oz

Howard AshmanAlle origini della “Piccola Bottega degli Orrori” c’è un film realizzato nel 1960 da Roger Corman, con uno dei budget più economici della storia del cinema: 30.000 dollari. Corman ha scritto la storia letteralmente dall’oggi al domani con Charles Griffith, e l’ha girata in tre giorni con una scenografia già esistente. E’ stata una sfida. Il mio spettacolo comincia come il film: la bottega, il fioraio, il commesso innamorato della ragazza, ma i personaggi sono un po’ diversi: per esempio nel film il dentista non era sadico, ma aveva un cliente masochista (Jack Nicholson), e la sua relazione con la ragazza è una mia invenzione; la pianta si nutriva di sangue umano, ma non era un pupazzo bensì una figurina di cartapesta; l’unica cosa che diceva era “Ho fame!”; non aveva la personalità della mia pianta. “La piccola bottega” era un cult-movie molto popolare negli Stati Uniti: io l’ho visto a 15 anni insieme a molti miei compagni; si correva dappertutto dicendo. “Ho fame!”. Era un gioco da ragazzi. Questo accadeva nel 1965. La storia ci è rimasta impressa soprattutto perché era un film dell’orrore pieno di humour ed era probabilmente il primo, mentre in quel periodo i film dell’orrore venivano presi sul serio, dovevano far paura, lasciare incubi e far vedere tanto sangue, non dovevano far ridere. “La piccola bottega” si rifà, senza cattiveria, ai momenti nostalgici presenti nelle grandi commedie musicali degli anni ’40 e ’50 nelle quali c’è sempre un momento in cui l’eroina si siede (generalmente nella terza scena) e canta i suoi sogni. Lei, prima che si chiuda il sipario, spiega al pubblico ciò a cui aspira e ciò che, in linea di massima, otterrà. In “My Fair Lady”, Eliza Dolittle canta “quando sposerò Mr. Neige”. In “Brigadoon”, Thiona canta “Aspettando il mio beniamino”. Ne “La piccola bottega degli orrori” Audrey si siede sul bidone delle immondizie e canta il suo sogni di arredare una casa. Il gioco consisteva dunque nell’utilizzare la forma tradizionale ironizzando sulla stessa, ma senza lasciarsene sfuggire i vantaggi. Ho provato a giocare con due elementi, quello satirico e quello emozionale, uscendo un po’ dai canoni, ma restando fedele alle mie vecchie ricette. La mia storia d’amore è anche un po’ leggenda di Faust, è una storia di destino e di tentazioni, di fine del mondo, di attrattiva di lucro, di scelte morali. Ricordo di aver detto ad Alan Menken che “La piccola bottega” sarebbe stato o un enorme successo, o un fiasco clamoroso, ma niente a metà.

Howard Ashman

 


 

Le date del tour nella nostra rubrica "On Stage"