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UNA STELLA IN ASCESA:
RENATA FUSCO

Fusco1.jpg (31899 byte) Il momento fatidico in cui un attore, il suo nome, passa nelle locandine e nei manifesti "sopra il titolo", è un momento importante della carriera e non solo perché soddisfa l’inevitabile narcisismo di chi affronta questo meraviglioso e impossibile mestiere, ma perché rende atto, di fronte al pubblico e a tutto l’ambiente, che l’attore in questione ha fatto un grande passo nello svolgimento (e nel riconoscimento) del suo lavoro.
Questo premesso, Renata Fusco si merita pienamente il passaggio di posizione, per il suo talento, per la sua testarda volontà di migliorare, per l’attenzione con cui ha seguito non solo il lavoro dei suoi registi, ma anche per l’ammirazione che è capace di dedicare ai suoi colleghi "che hanno più talento di me" (così dice). Renata Fusco è "in arte" da dieci anni e nasce, come si dice in gergo, ballerina. Ma ha debuttato come cantante e, attenzione, come cantante lirica! Perché la "nostra", appoggiata e spinta da una madre musicista (suona il pianoforte) a un certo punto della sua preparazione al lavoro, che lei era convinta sarebbe stato ballare, si è messa a studiare canto. Sua madre ne aveva intuito le potenzialità e, giustamente, l’ha convinta che non ci sarebbe stato niente di male ed avere più di una capacità di esprimersi.
Ed ecco la conferma di un’altra leggenda dell’ambiente: dietro ogni riuscita c’è una madre che ha capito e sostenuto il proprio figlio. Comunque, sia all’inizio degli studi di canto che un po’ più tardi, Renata non pensa affatto al musical che sarà poi la sua strada maestra: pensa al balletto e, in seconda linea, al canto, alla lirica. Nata a Cava dei Tirreni, bruna, con il suo Sud che traspare dai colori e dal temperamento, racconta che quando si presentava ai provini di balletto la trovavano sempre troppo grassa: non siamo riusciti a capire se la sua attuale impeccabile magrezza è frutto di laboriosa fatica o se la cosiddetta grassezza sia stato un fantasma adolescenziale, come sovente accade. Comunque, il suo primo risultato pubblico nel canto è di essere finalista, siamo nel 1990, di un Concorso al Teatro Comunale di Firenze, e nella stagione seguente debutta come soprano leggero, nell’opera Il Giuoco del Quadriglio. Subito dopo scopre, abbastanza per caso, il musical, e comincia a lavorare con la Compagnia della Rancia e per la regia di Saverio Marconi, in A Chorus Line: ci resta per due stagioni e ha la fortuna di interpretare, per un serie di casi, scelte e sostituzioni, tutti i personaggi femminili, meno quello che più facilmente le appartiene, che è Diana Morales: per impersonarla dovrà aspettare una ripresa nella stagione 1997/98: "Eravamo tutti impreparati psicologicamente - racconta - ed è stato un lavoro di quelli che ti cambiano la vita... è stato per me il mio secondo liceo classico, quello dove ho imparato non solo a vivere le mie emozioni, ma a trasmetterle, o, almeno a cercare di trasmetterle al pubblico, in una magica armonia di gruppo. "A Chorus Line", credetemi, è ancora più bello farlo che vederlo". Morales sarà poi un personaggio chiave, in questo senso. Renata Fusco racconta un episodio durante le prove con la coreografa Bayork Lee (che ha collaborato alla regia con Marconi), e lo considera un’esperienza capitale nella sua formazione: riguarda la canzone "What I Did For Love" ("L’ho fatto per amore") che Bayork Lee le fa cantare senza aiuto della musica e strettamente per lei. "A parte l’entità dell’emozione, ho capito tante cose su questo lavoro... su come si deve affrontarlo... ". Sono parecchie le stagioni con Marconi e la Rancia: parteciperà a La Piccola Bottega degli Orrori nel 1992, a Cabaret l’anno seguente (e sarà anche la sostituta della protagonista Maria Laura Baccarini come Sally Bowles). Nel 1994 è la giovane Philia in Dolci vizi al Foro. Ma la stagione successiva eccola alla ricerca di nuove esperienze: saranno nell’operetta tradizionale al fianco di Sandro Massimini in L’Acqua Cheta e ne Il Paese dei Campanelli. "Recitando con lui ho capito cosa vuol dire darsi al pubblico senza condizioni. Massimini è stato un grande amico e un grande maestro". Finalmente, nella stagione 1996/97, arriva il ruolo che le regalerà il primo vero successo, di critica e di pubblico, Rizzo nel musical Grease, ancora regia di Saverio Marconi, accanto a Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia e Michele Carfora. Rizzo è una classica "seconda donna", ma offre a Renata Fusco la possibilità di spiegare tutta la sua voce, di ballare e di tirare fuori un notevole temperamento nella recitazione. Lo riprenderà nella stagione seguente e ancora nel 1999, sempre con lo stesso ottimo risultato. Nel frattempo è riuscita a trovarsi una nuova e differente esperienza: registra un disco, insieme al gruppo di Antica Consonanza, intitolato La leggenda di Tristano e Isotta e canta complessi brani medioevali e rinascimentali. Parlando di questo lavoro scopriremo che ha studiato molto Mozart e Rossini e che ha una passione per la musica barocca; non solo, ma promette una sorpresa in questo campo. Facendo un passo indietro, nella stagione 1997/98, come si diceva incontra finalmente "la sua Morales" in A Chorus Line. Nel 1999 sarà Irene Molloy in Hello, Dolly! e, richiesta di esprimere le sue impressioni, parla soprattutto della felicità di lavorare in un gruppo di tale qualità e dell’ammirazione per la "più illustre collega Loretta Goggi" e per un attore "generoso come Paolo Ferrari", ma anche per molto singoli ballerini e cantanti. E così, dopo il liceo di A Chorus Line e i vari corsi universitari di cui sopra, arriviamo alla laurea di Renata Fusco: è il nuovo musical di Saverio Marconi, Dance!, del quale è protagonista insieme a Raffaele Paganini e Chiara Noschese. Chi scrive ha visto lo spettacolo a Trieste e ne è stato entusiasta, e, naturalmente, è stato entusiasta di lei, Renata Fusco.

Alvise Sapori