MICHELLE
HUNZIKER: "A TEATRO SULLE ORME DI JULIE ANDREWS"
Dal
Corriere della Sera, martedì 22 giugno 2004
Si
apre un’altra scommessa nel musical. Si chiama Michelle Hunziker,
che ha una gran voglia di debuttare in teatro. «Con "Zelig"
ho coronato il primo sogno, ora passo al secondo».
Cioè?
«Debutto nel musical. Dopo aver rifiutato molte proposte anche
allettanti, come "Chicago" con Bisio, oggi mi sento di
dire sì a Saverio Marconi che mi ha proposto "Tutti
insieme appassionatamente", un classico».
Un classico soprattutto tedesco-americano, un film del ’65
girato a Salisburgo e dintorni con Julie Andrews che salva sette
ragazzini dal nazismo e uno spettacolo di Broadway bestseller.
«Per il ruolo dell’istitutrice, mi ha convinto la mia origine
svizzero-tedesca e il successo che con la tv ho avuto di recente in
Germania, con varietà del sabato sera».
Ma il teatro è un’altra cosa.
«Ho voglia di provarlo. Le folle, i tour, il contatto diretto
con la gente. Non vedo l’ora, voglio sentirmi lo show addosso. I
quattro-cinque anni di "Zelig" mi hanno caricata a dovere».
Finito col cabaret?
«Ma no. "Zelig" è stato molto per me, ha significato
un’alleanza, una complicità, un aiuto anche morale che tutti i
miei compagni, Bisio in testa, mi hanno dato in un momento difficile
della mia vita privata».
Un capitolo chiuso?
«Non ho potuto rifarlo per altri impegni, ma è una porta
sempre aperta: "Zelig" è un pezzo della mia vita che
batte».
Le paure del teatro?
«Quelle naturali: studio canto, recitazione e danza e mi fido
molto del regista. Anche perché ho avuto un’infanzia nordica:
nata a Lugano, sono poi cresciuta nelle Alpi Svizzere fino a 16
anni. Pronta quindi per Heidi o per "Tutti insieme
appassionatamente" che racconta l’avventura di una
governante, ex suora, che mentre Hitler invade l’Austria salva
portandoli in Svizzera sette bambini figli di un austero colonnello
antinazista di cui s’innamora».
Bella parte?
«Magnifica. Io ho vissuto come lei: aprivo le finestre al
mattino e mi ritrovavo un paesaggio di montagne da sogno. Mi
emoziono ancora. E poi mi piace, e nello stesso tempo mi spaventa,
l’idea di lavorare, cantare e ballare con i bambini».
Quante volte ha visto il film?
«Due anni fa con mia figlia Aurora, poi da sola altre volte, e
non ho finito. Mi affascina la sua ironia, che noi manterremo
rendendo gli Anni 30 più scherzosi. È importante vedere il mondo
con un certo humour».
Prima del musical, la tv.
«Ho progetti, alcuni ancora segreti. Sto girando con Fabio De Luigi
per Italia 1 la serie di "Love box" sit comico-romantica,
con sketch brillanti da 20 minuti l’uno che stiamo registrando».
Cosa pensa oggi di se stessa?
«Che se mi devo mettere in discussione, è la volta buona,
inizio il secondo tempo della mia carriera».
Di The sound of music , in originale, cosa
l’affascina?
«La sua ironia romantica, la sua incantevole leggerezza, pur con un
tema serio, con cui ha conquistato platee di ogni latitudine. Pensi
che dopo il fiasco di Cleopatra , la Fox sarebbe fallita se
non ci fosse stato questo film che prese poi anche cinque Oscar».
Quali le virtù del musical?
«Mi piace la semplicità, l’ironia, l’amore, la gioia».
Non la spaventa diventar mamma di 7 ragazzini?
«Adoro fare la mammona, non vedo l’ora di giocare con tutti
nel lettone: la mia Aurora di 7 anni mi ha ben preparato».
Il sogno del musical?
«Prima farlo, conquistando il pubblico e poi andare a recitarlo
in tedesco in Germania, dove la tv mi ha dato una certa popolarità».
Che spettacoli le piacciono?
«Mi sono piaciuti alcuni kolossal, dal "Pinocchio" al
"Gobbo di Notre Dame", mi piace l’idea dell’artista
totale. Ma adoro anche il musical comico, deve venir fuori
l’ironia, questa è stata una lezione di "Zelig". È
stata davvero la mia terapia del sorriso».
Maurizio
Porro
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