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DA "IL CORRIERE DELLA SERA " DI LUNEDì 7 GENNAIO 2002

Il 2002 lancia una moda sui palcoscenici. Non mancano i critici: «Crisi di creatività, così si cerca il successo facile»

MUSICAL, A LONDRA ESPLODE LA MANIA POP

Beatles, Queen, Kylie Minogue: canzoni celebri e vita delle star nelle nuove produzioni


LONDRA - Che cosa hanno in comune i Queen, Boy George, i Beatles e Kylie Minogue? Nel 2002 saranno tutti di scena in teatro a Londra. Gli attacchi dell’11 settembre hanno gravemente colpito il West End, la mecca del palcoscenico londinese: l’affluenza ai teatri è calata in media del 23 per cento. Ma, pur disertando tragedie e rappresentazioni drammatiche, il pubblico va ancora volentieri a vedere qualcosa di leggero. Ed ecco che, dopo un periodo in cui come genere era sembrato in declino, il musical torna protagonista. E non sono più soltanto le opere di Andrew Lloyd Webber a fare registrare il tutto esaurito: a Londra c’è una nuova moda, una moda che guarda indietro. I revival di musical storici si sono rivelati una manna per i botteghini, mentre l’arrivo sul palcoscenico di successi del pop e del rock ha portato in sala un pubblico che generalmente è più propenso a comprare biglietti per concerti. Al National Theatre trovare posto per «My fair lady» e «South Pacific» non è facile. «Kiss Me Kate», rielaborazione in musica della storia della bisbetica domata, ha vinto il premio come migliore rappresentazione teatrale del 2001. «Mamma mia», le vicissitudini di una giovane donna alla vigilia del matrimonio raccontate attraverso i brani degli Abba, rimane uno dei più grandi successi degli ultimi tempi. Sulla scia del quartetto svedese, diversi altri gruppi tentano ora il rilancio in teatro. E’ il caso di Boy George e dei Culture Club: la loro travagliata giovinezza, nonché le tendenze artistiche degli anni ’80, verranno riproposte in «Taboo», un musical per il quale è stato ricavato un teatro nella cripta di una chiesa francese a due passi da Leicester Square. E in teatro sbarcano anche i Queen: «We will rock you» debutterà a maggio, con una sceneggiatura di Ben Elton (già autore dei testi del più recente musical di Lloyd Webber «The beautiful game») ambientata nel futuro, in un mondo in cui la musica è stata bandita. I Beatles? Il Cirque de Soleil, compagnia di acrobati ormai affermata in tutta Europa, presenterà prossimamente una versione musical del film «Yellow Submarine». 
Il progetto che riguarda Kylie Minogue è più ambizioso ancora. La cantante australiana è in vetta alle classifiche musicali di mezzo mondo. Non ha bisogno di reinventarsi. Eppure le sue canzoni formeranno la colonna sonora di «I should be so lucky» (dal brano che circa 15 anni fa la catapultò nel firmamento del pop). 
La trama ha come protagonista un uomo in preda a pene d’amore, ma trova, naturalmente, anche il modo di raccontare la storia della Minogue, dagli esordi in televisione con la soap australiana «Neighbours», alla crisi, al ritorno in auge. In scena ci sarà anche lei? «Per ora pensiamo di no», spiega David Knox, sceneggiatore e regista. «E’ un omaggio a Kylie e alla sua lunghissima carriera - racconta -, non un suo concerto». A gennaio una prima tournée di preparazione in Australia. A maggio il debutto a Londra. 
Non sono iniziative che piacciono a tutti. Secondo John McKie, ex direttore delle riviste musicali «Smash Hits» e «Q», questi spettacoli nascondono una certa mancanza di creatività. «Invece di comporre musiche nuove - sottolinea -, oggi si cerca di fare centro riscaldando successi che ormai dovrebbero essere sorpassati». 
Il West End, secondo McKie, è chiuso in un circolo vizioso: «I produttori hanno paura di perdere soldi e investono poco in spettacoli diversi, il pubblico non va a vederli perché se non ci credono i produttori...». Puntare su nomi noti, comunque, non sempre paga. Ne sanno qualcosa i Pet Shop Boys. Neil Tennant e Chris Lowe l’anno scorso hanno cercato di rinnovarsi con un musical, «Closer to heaven». L’idea è piaciuta: pubblico e critica attendevano con entusiasmo l’arrivo di uno show sul mondo della musica pop scritta da due dei suoi pilastri. I piani erano grandiosi. Una prima stagione a Londra, poi una tournée negli Stati Uniti e in Europa, magari anche un film. 
Non è stato così: lo spettacolo ha chiuso il 20 settembre scorso dopo soli cinque mesi in cartellone (che a Londra è poco). E non è bastato nemmeno allestire il musical all’Arts Theatre, che con 340 posti è uno dei teatri più piccoli del West End. 


Paola De Carolis