Da
"LA STAMPA " di mercoledì 21
novembre 2001
Il musical di Saverio Marconi
ha debuttato ieri con un nuovo cast
"GREASE", AMORE E BRILLANTINA
Dopo Cuccarini e Ingrassia largo ai giovani
di s.n.
TORINO - «Grease»
l´avventura continua. Lo spettacolo debuttava
nel 1997 al Teatro Nuovo di Milano - con
Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia nei
ruolo che erano stati di Olivia Newton John e
Jonh Travolta sullo schermo - e venne
recensito da Masolino d´Amico di cui
pubblichiamo qui accanto un ampio stralcio.
Come succede per gli spettacoli a lunga tenuta
ecco che «Grease» torna con un nuovo cast.
Lo spettacolo dunque, dopo la ripresa
milanese, negli stessi giorni in cui debuttava
«La febbre del sabato sera», sintomo di una
incontenibile «Travoltamania», è arrivato a
Torino ieri sera per la stagione dell´Alfieri,
ma trasferito al Nuovo a causa dei lavori di
ristrutturazione della sala di Piazza
Solferino. Saverio Marconi, il regista e
direttore della Compagnia della Rancia che ha
prodotto lo spettacolo, è convinto che l´idea
di proseguire con nuovi volti sia in linea con
quanto avviene negli altri paesi: «All´estero,
quasi sempre dopo i primi mesi di lancio con
le star, si va avanti con un cast rinnovato, e
ci è sembrato opportuno tentare questa via
anche in Italia. E´ la prima volta che ciò
avviene nel nostro Paese e quindi sono molto
curioso di vedere i risultati». In scena, i
ragazzi della Compagnia sono tutti giovani sui
ventitrè, ventiquattro anni. Oggi nel ruolo
di Danny Zuko, il duro dal cuore tenero,
arriva Michele Carfora che ha già lavorato in
«A chorus line» e «Cats», ed è stato
Kenickie accanto alla Cuccarini. Sandy invece
è la barese Simona Samarelli, ballerina
televisiva e poi impegnata al fianco di
Christian De Sica in «Un americano a Parigi».
Entrambi, affiancati da Alice Mistroni e
Francesco Guidi, daranno vita alla storia d´amore
e di brillantina ambientata in un college
americano dei mitici Anni `50, tra il ritmo
travolgente del rock´n´roll e le dolci note
di canzoni come «Hopelessly devoted to you»,
con un unico scopo, proprio come in una festa,
in un pigiama-party: divertire e basta, con un´irresistibile
apoteosi del «come eravamo» a stelle e
strisce, tra coreografie scatenate,
sgangherate macchine fuoriserie e oleosi
fast-food.
UNA
CONFEZIONE SQUISITA
di Masolino D'Amico
A
differenza di altri musical, Grease non ha
quasi trama oltre all'amoretto di due
studenti, la cui logica conclusione è
ritardata dalla paura di lui di essere preso
in giro dai compagni se sorpreso a fare il
cascamorto; vera protagonista è l'epoca,
quella che va da James Dean a Elvis Presley,
con giacconi di cuoio nero e jeans, calzini
bianchi corti sotto le gonne scampanate, il
macchinone con le pinne, il juke-box, il
drive-in. Un sottotitolo potrebbe essere «Scene
di vita americana degli Anni Cinquanta», così
come il titolo completo dell'opera di Puccini
è «Scene di vita di boheme». Entrambi i
lavori guardano indietro, con affetto e
nostalgia, a un periodo lontano, visto come
una innocente gioventù, in cui sembrano
importantissime cose che ormai la nostra
duramente conquistata saggezza considera
sciocchezze. In particolare, il lavoro di Jim
Jacobs e Warren Casey, che nacque agli inizi
degli Anni Settanta, per recuperare il feeling
di tre lustri prima, ossia un secolo nella
vita di un ragazzo, puntò sulle musiche,
scoprendo nell'occasione l'esistenza di tutta
una nuova generazione di consumatori pronta a
tuffarsi nel rock come se questo non avesse
mai conosciuto eclissi; e in effetti il
trionfo di «Grease» dimostrò la perenne
vitalità del ritmo. Né è un caso se proprio
«Grease» è stato scelto per il primo
esperimento di «long run» tentato in Italia.
In ogni caso, la confezione è squisita. Il
regista Saverio Marconi, che ha avuto e
sfruttato più mezzi di sempre -
particolarmente benvenute le musiche dal vivo,
suonate da una nutrita band -, ha molto curato
come suo solito l'italianizzazione del testo
(tradotto da Michele Renzullo, coadiuvato da
Silvio Testi per le canzoni), ottenendo un
soddisfacente impasto sonoro ammiccante
all'originale, compresi calchi letterali come
«Grande Scott» e altre imprecazioni
all'acqua di rose. Nella divertente, inventiva
scenografia di Aldo De Lorenzo, giallo crema,
rosa al neon e marrone cioccolata come i
technicolor d'epoca, e apparizioni di enormi
elementi tipo bar e automobili che hanno
causato qualche impaccio l'altra sera, l'ampio
cast vestito da Zaira De Vincentiis ha il
compito principale di dimostrare l'età del
liceo, e lo fa con arguzia, ballando e
cantando briosamente su coreografie di Franco
Miseria, e accompagnando gli incessanti
arrovellamenti sul sesso con accettabili
manifestazioni di ingenuità.