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Da "LA REPUBBLICA " di mercoledì 21 novembre 2001
La cantante a Milano con "La piccola bottega degli orrori"
ROSSANA CASALE IN MUSICAL: "COSì DIVENTO QUASI MARILYN"
di Alvise Sapori
MILANO - 
Rossana Casale ha una bellissima quanto precisa risposta all'inevitabile domanda: come si definirebbe lei, signora Casale? «Sono una cantante» dice, «Sono una madre, e faccio teatro». Inutile dire, nell'ordine. La cantante ha una carriera leggermente atipica ma assai ricca di interessi e quindi di cambiamenti: dal pop al jazz, alla canzone d'autore, al musical. Questi differenti aspetti si costeggiano nella sua carriera naturalmente privilegiando di volta in volta l'impegno del momento. In questo momento però, ammette di avere una certa nostalgia della canzone, una debolezza, chissà se momentanea, per il pop. Quanto alla professione di madre («quanto difficile, e con quanti sensi di colpa per tutto il tempo che passo lontano da mio figlio») è impossibile ignorarla: Sebastiano, il suo bambino di tre anni, abita ogni sua frase e ogni suo pensiero. Parliamo della Piccola bottega degli orrori, regia di Saverio Marconi, di cui è protagonista e che è da ieri in scena a Milano, al Teatro Nuovo. «È una tale gioia, un tale piacere! L'unico vero problema è la pianta carnivora: ogni volta che ci entro (la pianta la divora alla fine della commedia, ndr) mi faccio male ai polsi, alle braccia, alle ginocchia... E poi certo, il problema della recitazione. Per mia fortuna lavoro con due compagni meravigliosi: Manuel Frattini, che ha un ruolo un po' diverso dai suoi soliti ed è bravissimo: sono sicura che avrà un gran risultato da questo spettacolo. E poi c'è Carlo Reali, è talmente bravo che rischio di distrarmi a guardarlo, e sono sempre in camerino da lui a chiederli consigli». E il regista, Saverio Marconi? «Quando mi ha chiamata per A qualcuno piace caldo, non mi ha chiesto "vuoi interpretare Zucchero?" ma "vuoi interpretare Marilyn?" Curioso, no? Per altro nessuno ci credeva e invece ci siamo riusciti. Ci sono riuscita. Il rovescio della medaglia è che al momento di affrontare Audrey, la protagonista di La piccola bottega degli orrori mi sono trovata tracce di Marilyn da tutte le parti e due "stupide bionde", come si diceva a Hollywood, in apparenza molto simili. Ma ora la mia Audrey si è chiarita: è sempre indifesa, è un po' svampita, ma è lei, e, soprattutto, ormai, è diversa da Marilyn, cioè da Zucchero».


Dal "CORRIERE DELLA SERA " di mercoledì 21 novembre 2001
BALLANDO CON LA PIANTA VAMPIRA
di Maurizio Porro

MILANO - Tutto nacque nel 1960, quando Roger Corman, prendendo spunto da una leggenda ebraica riscritta in modo scherzoso da Charles Griffith, girò in tre giorni, con 30.000 dollari e il giovane ghigno di Jack Nicholson «La piccola bottega degli orrori», indovinata commistione tra musical e paura. Il successo fu tale che non solo nell’86 fu girato un remake di Frank Oz, ma «The Little Shop of Horrors» divenne nel ’65 anche un musical off Broadway che, premiatissimo, tenne banco in 15 Paesi, lanciando la coppia parole e musica Howard Ashman-Alan Menken. Riecco lo show, interpretato dalla ormai leggendaria pianta carnivora che esige sangue fresco come Dracula, al Nuovo di Milano, dove resterà fino all’Epifania, nel rinnovato allestimento della Rancia, che in passato lo replicò 500 volte portando al successo il demenzial-horror. «E’ stato il nostro primo passo nel musical - dice Saverio Marconi - e ora che mi sento più sereno mi piace sia visto da un nuovo pubblico».
Un ripasso per il delizioso spettacolo, diventato più luminoso e fastoso nella scena di Giancarlo Mancini, arricchita di un metrò newyorchese e nei costumi accesi di ironia di Zaira de Vincentiis, mentre Fabrizio Angelini ha misurato sulla verve del protagonista Manuel Frattini e delle sue mani prensili, un passo a due con la orribile pianta in cui si passa dalla rumba al tango al rock. Il segreto di questo non innocente musical da camera, vampiresco e cinico, sta nel tasso surreale che soprattutto nel primo tempo offre con gentile divertimento e incastro di orrore e sentimento, spontaneamente antiecologico: la protagonista è Audrey II, una vorace pianta carnivora che dopo aver fatto la fortuna di un piccolo fiorista ebreo, cresce a vista, chiedendo sangue umano: uccidere diventa un optional amorale.
Un coro azzeccato di tre ragazze (Barbara Comi, Stella Rotondaro, Francesca Tourè) accompagna l’azione, garantita dallo humour yiddish e dalla geniale trovata della commessa (la brava, fatal e quotidiana Rossana Casale, sofisticata perché gli uomini preferiscono sempre le bionde), fidanzata al dentista motociclista sadomaso. La mostruosa, draculesca pianta che ingigantisce con ottimi trucchi in scena, manda in tilt tutti i sogni: quelli di gloria del negoziante (Carlo Reali, indisposto, è stato ieri sostituito da Fabrizio Angelini), quelli amorosi del commesso orfano Samuel, che l’ha scoperta; e quelli piccolo borghesi di Audrey. Sono le musiche indovinate di Menken che commentano questi strani casi, pescando emozioni nell’inconscio e nell’archetipo delle fiabe, con garanzia di satira e una promessa non di happy end: la metafora è aperta, ciascuno ci può mettere le paure sue.


Da "LA STAMPA" di venerdì 23 novembre 2001
Dopo 13 anni d'assenza il musical è in scena a Milano, regista Marconi
PIANTE CARNIVORE TUTTE DA "CANTARE"
Torna "La piccola bottega degli orrori", protagonista la Casale
di Luca Dondoni

MILANO - Dopo ben tredici anni di assenza dai palcoscenici italiani torna in teatro «La piccola bottega degli orrori». Il musical di Howard Ashman e Alan Menken portato per la prima volta in Italia dalla Compagnia della Rancia nell'88 è approdato martedì scorso al Nuovo di Milano (ci rimarrà sino al 6 gennaio del 2002) grazie alla regia di Saverio Marconi e alle performances di Rossanna Casale e del giovane Manuel Frattini. Casale fa la parte della commessa svampita, Frattini è l'imbranato apprendista di bottega Seymour, Carlo Reali (ma per la «prima» è stato sostituito, causa sciatica, da Fabrizio Angelini) è il proprietario della bottega degli orrori Misyter Mushnick mentre gli effetti speciali con la pianta Audrey 2 che si muove e canta sono affidati all'esperienza di Giancarlo Mancini. Ispirata a un film in bianco e nero del 1960 ripreso da Frank Oz nel 1986, la storia racconta di una pianta carnivora ma miracolosa capace di esaudire i sogni degli uomini anche se, purtroppo, bisognosa di sangue umano per crescere e nutrirsi. Padrona di una voce e soprattutto di una vocalità non comuni, la Casale dopo anni di musica pop, esperimenti jazz, ha trovato la sua dimensione. «Credo che il musical - dice la protagonista - faccia bene sia al teatro che alla musica e con il mio ultimo spettacolo "A qualcuno piace caldo" ho definitivamente imparato il linguaggio del musical. Spero che in futuro questo genere in Italia diventi sempre più stimolo per registi, attori e cantanti. Mi piacerebbe vedere i grandi nomi del teatro affrontare questa strada. La voce non è un problema: basta esercitarla». Il personaggio interpretato dalla Casale è quello della svampita Audrey. Un ruolo comico e drammatico al tempo stesso. «E' una parte meravigliosa - spiega Roxi - che richiede un altissimo livello di vocalità. Qui tra l'altro non c'è un lieto fine anche se la storia è tenera e commovente». Responsabile del coordinamento vocale fra gli artisti, la cantante figlia d'arte di uno dei più importanti fotografi pubblicitari italoamericani, è ben supportata per tutto lo spettacolo da un trio di ragazze da sottolineare. Fra loro c'è anche quella Francesca Tourè che qualcuno ricorderà come voce solista del gruppo Delta V che due anni fa raggiunse il successo con la cover di un brano di Mina intitolato «Se telefonando».


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