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Da "LA REPUBBLICA " di Mercoledì 7 novembre 2001
NASCITA DI ROMA: FIABA MUSICAL CON AL MORICONI TRA DEI ED EROI
Da ieri al Sistina di Roma "I figli della lupa" con la regia di Luigi Magni
di Alvise Sapori
ROMA  -
Non ha tutti i torti Luigi Magni a insistere perché questa sua I figli della Lupa venga definito Favola Musicale. E chissà che non ci sia un inconscio richiamo a quella "fiaba musicale" che inaugurò la storia del Musical italiano, quasi cinquant'anni, il 15 dicembre del ‘52 ed era Attanasio cavallo vanesio, naturalmente di Garinei e Giovannini. Oggi di loro è rimasto il solo Pietro Garinei che oppone vittoriosamente a un'età anagrafica avanzata una giovinezza di scelte e di invenzioni invidiabile per qualunque giovane.
I figli della Lupa, dunque, ha tutti gli incanti della favola: il tempo mitico in cui si svolge, l'ambigua opposizione dei due gemelli Romolo e Remo, le agnizioni e i contrasti, e infine una centrale figura femminile. Questa figura, la Lupa, così chiamata per una serie di allusioni, è interpretata da un'illustre attrice di prosa al suo debutto nel Musical, ma, e ricordiamo una sua lontana Dame de Chez Maxim, non digiuna di canto e danza. Valeria Moriconi, dunque, è la star dello spettacolo e ne costituisce il centro di riferimento, imperversando con una profusione di toni e di sfumature, persino con incantevoli incursioni in una comicità affine a quelle dell'antico Varietà.
E il Varietà è l'altro elemento, insieme alla favola, presente in questo spettacolo, nel quale si narra la Fondazione di Roma (che forse non fu tale), l'assassinio da parte di Romolo del fratello Remo (che forse invece muore di vecchiaia) e tutta una intricata storia di figli abbandonati, ritrovati e tenuti a bada da una madre adottiva non a caso detta "la Lupa". Al Varietà, a un certo tipo di musica popolare, agli anni ‘20'30, fanno riferimento la musica e le canzoni (alcune strutturate proprio come certi duetti del più glorioso avanspettacolo): sono dovute a Nicola Piovani in stato di grazia. Le coreografie molto fantasiose sono di Gino Landi al suo meglio. Le splendide scene di Uberto Bertacca sono una festa per gli occhi, insieme ai rutilanti costumi di Lucia Mirisola che alludono qua e là alle mitologie di Walt Disney in Fantasia. Un eccellente gruppo di attori e ballerini cantanti fra i quali primeggia Maurizio Mattioli che interpreta, e canta, il dio Marte con grande ironia e simpatia. Infine Romolo e Remo sono rispettivamente Augusto Fornari e Michele La Ginestra: abilità generosità e simpatia degli attori, intelligenza del testo e cura estrema della regia ne fanno una coppia vincente. Per fortuna, non si chiede a noi spettatori di parteggiare per l'uno o per altro.


Dal "CORRIERE DELLA SERA " di Mercoledì 7 novembre  2001
Successo dello spettacolo scritto da Luigi Magni che ha debuttato ieri al Teatro Sistina
ROMA MITICA CON LA LUPA MORICONI
Musical diretto da Pietro Garinei, una nuova leggenda sulle origini della città
di Maurizio Porro

Roma
Tanto per chiarire che sulle tavole del Sistina, che stavolta si apre su un idilliaco quadro mitologico con Pan e il fiume multicolore che scorre in proscenio, non si scrive la Storia, ma si mette in dubbio anche la Leggenda, il nuovo musical della ditta «Garinei e Giovannini» scritto da Luigi Magni «I figli della Lupa», regia di Pietro Garinei, inizia con la voce off di Enzo Garinei che racconta «com’era bella la Roma che non c’era». Paradosso sottoscritto dall’autore romano papalino che confessa uno struggente attacco di nostalgia: «Perché Roma, più che una città, è un’idea, un umore, un’emozione». Inizia con queste premesse nazional-musical-mitologiche-popolari la favola non revisionista della Lupa, con una scintillante, divertente e divertita Valeria Moriconi che, dopo 45 anni di onorati Shakespeare e Pirandelli, dopo avere ballato il can can per Feydeau e avere intonato Cole Porter in «Kiss me Kate», si prende la libertà di virgolettare la sua esperienza in una straordinaria Mamma Roma con 12 figli. Più i due trovati per caso nel cesto e allevati, Romolo e Remo, Augusto Fornari e Michele La Ginestra, selvatici e complici attaccanti in un clima di sintonia e simpatia. Macché lupa, come da iconografia, macché prostituta, come scrisse Tito Livio: è solo la moglie di un pastore. E quando i due fratelli, lasciando una speranza ai libri di testo, tentano di menarsi - Romolo è già un ambientalista e Remo un palazzinaro -, la Lupa, di rosso vestita, avverte che le cose andarono diversamente e canta ai due discoli lupetti la sua dolce Ninna Nanna. E’ solo uno dei momenti di una originale, straordinaria partitura musicale ricca di 10 belle canzoni del premio Oscar Nicola Piovani (già partner di Magni e Garinei in «I 7 re di Roma»), che spazia, a volte cambiando il ritmo in corsa, dal suo personale tono struggente, da ultima nota del mondo, al folk, con rimandi a stornelli e ritornelli, a rivista e avanspettacolo, con duetti, terzetti, cori e perfino un rap nel finale. Tutto per abbassare la mitologia a portata caricaturale, soprattutto il dio Marte che, grazie agli estri comici di Maurizio Mattioli, se la cava da dio ed eleva la volgarità a stile.
Quindi, così è se vi pare. Niente fratricidio, se Remo muore è per caso, ma a cosa servono gli dei canterini se non a far resuscitare? Il gradevole spettacolo unisce il sentimentalismo della vecchia Roma che non deve far la stupida neanche stasera col musical mitologico di Garinei e Giovannini (da «Giove in doppiopetto» a «Un trapezio per Lisistrata»), aggiungendo querce parlanti, elfi, erinni, guerrieri, vestali, avvoltoi, presagi e capricci sensualmente divini, con un tocco sentimental folk. Non importa sapere chi tracciò il solco e fondò la città eterna la cui psicosomatologia «antitetica» è messa in scioglilingua dalla Moriconi. E in un bel quartetto con i due Sacri Gemelli, la Lupa e Rea Silvia (vera mamma è la spiritosa Simona Patitucci), ci si chiede, come nella parabola del Caucaso di Brecht, se conti di più la mater che ha partorito o quella che ha allevato.
Il fastoso e festoso spettacolo, dal 20 febbraio per un mese al Manzoni di Milano, è soprattutto occasione di allegria nella scia del capolavoro «Rugantino». Garinei lo dirige con cura speciale, un ritmo complice, attenzione ai tempi comici e rispetto per la nota verve della «deb» Moriconi e senza perdere di vista l’insieme della fragorosa partita. Ha dalla sua una scenografia di Bertacca molto suggestiva, luccicante e floreale, con accenni al kitsch del cine-peplum, fra rocce e un intrigo di enormi e fantastiche fronde di alberi di tutti i colori; oltre ai personali costumi arcaici di Lucia Mirisola, le coreografie bellico-arcadiche di Gino Landi, rese vive da un corpo di ballo che danza con atletica ironia, il che non è un ossimoro. Applausi calorosissimi del pubblico con folta rappresentanza di vip capitanati dal sindaco Veltroni.

 




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