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The Full MontyFOLLA DI UOMINI  AL BRANCACCIO DI ROMA PER "FULL MONTY"
Trafffico impazzito intorno al Teatro Brancaccio di Roma l'altro giorno per l'annunciata audizione tutta maschile per il cast di "Full Monty", la versione italiana del musical che andrà in scena a dicembre per la regia di Gigi Proietti.
La cronaca dal "Corriere della Sera", "La Stampa", "La Repubblica":

"Corriere della Sera":
ROMA - Alle 9 del mattino il traffico è già paralizzato a via Merulana, nel cuore di Roma. I vigili bloccano le auto. Non ci sono manifestanti, ma una folla di aspiranti attori-spogliarelisti. Uomini, tra i 20 e i 45 anni, provenienti da tutta Italia, attendono in fila di poter entrare al Teatro Brancaccio: è lì che, alle 10 di ieri mattina, sono iniziati i provini per «The Full Monty», il celebre film inglese di Peter Cattaneo del 1997 (che racconta di un gruppo di operai licenziati che, per sopravvivere, si improvvisano spogliarellisti), diventato poi musical a Broadway, adesso in preparazione nella versione italiana con la regia di Gigi Proietti. Protagonisti, nel ruolo di Dave «il ciccione» e Jerry «il creativo» sono Rodolfo Laganà e Giampiero Ingrassia. Tutti gli altri vengono reclutati ora tra disoccupati e occupati insoddisfatti. Lo spettacolo debutta al Brancaccio il 4 dicembre. Fa caldo sotto il sole, fuori dal teatro, in attesa di diventare famosi. Ma alle 11.30 sono già in trecento i potenziali nuovi talenti e, nel pomeriggio, arrivano a cinquecento. C’è Giuseppe di 25 anni, che viene da Napoli: «Faccio l’impiegato, ma sono qui in cerca di gloria». Giovanni, romano di 23 anni, laureando in Legge: «Ai miei genitori non ho detto che sono qui».
Entrano cinque alla volta. Nel foyer del Brancaccio i ragazzi hanno 60 secondi per dimostrare, davanti a una telecamera e a uno stuolo di fotografi, ciò che sanno fare. Una prima selezione è affidata agli organizzatori, ma i filmati saranno poi visti da Proietti, che sceglierà i migliori.
Emiliano, di Roma, 26 anni, fa il poliziotto: si esibisce in uno spogliarello, fino a restare in mutande. Ma ai poliziotti è consentito spogliarsi pubblicamente? Risponde: «I miei superiori non lo sanno. Se vengo scelto, giuro: lascio la divisa».
Spogliarellista di professione è Alberto, 36 anni di Savona: alla fine della danza erotica, resta in perizoma leopardato. Sospira scontento: «Una volta lo facevo di mestiere, ormai sono fuori allenamento».
Cercano fortuna anche Massimo, milanese, che già canta in tv, Orazio, napoletano, che si definisce «disoccupato organizzato», e perfino una predicatore siciliano di 56 anni (si è spacciato per quarantenne) che assicura: «Devolverò il guadagno in beneficenza». Poi c’è chi ritenta la fortuna. Il ballerino nero americano Russell Russell, che alla fine degli anni Ottanta ebbe successo con Boncompagni, si rimette in gioco: «Ho 41 anni e sono coreografo, ma in mezzo a questi ragazzi, ho ritrovato l’entusiasmo». E il figlio di Aurelio Fierro, Flavio, avvocato quarantenne, disoccupato, è venuto al Brancaccio contro il parere del padre: «Papà non vuole, ma io tento in teatro».
Assistono alle selezioni anche Laganà e Ingrassia. Dice il primo: «Spogliarmi in scena, con la mia pancetta, mi imbarazza». Dice l’altro: «È uno spettacolo comico, ma anche drammatico perché tratta il tema della perdita di identità, legata allla perdita del lavoro». (Emilia Costantini)

"La Stampa"
ROMA Per questa edizione italiana del musical «Full Monty» i produttori avevano fatto sapere di cercare uomini non belli, tra i venti e quarantacinque anni, capaci di ballare un po’, cantare un po’, recitare un po’, ma soprattutto che fossero disoccupati. Una trovata pubblicitaria, forse. Certo è che tra i cinquecento che si sono assiepati nella giornata di ieri davanti al teatro Brancaccio, in via Merulana, i disoccupati autentici erano davvero pochissimi. Molti gli aspiranti a qualcosa, i precari destinati a un precariato senza fine, gli scontenti che vorrebbereo «svortare».
Uno solo aveva tutte le caratteristiche richieste, un ex-operaio di una impresa che faceva gli appalti per l’Anas, finito prima in cassaintegrazione, poi licenziato definitivamente: magro e dritto come un chiodo, età tra i quaranta e i cinquanta, un fascio di muscoli e nervi che guizzavano al ritmo della musica, s’è spogliato senza batter ciglio nel caos dell’atrio del Brancaccio, sotto gli occhi della commissione esaminatrice. Il perizoma, ha confessato, gliel’hanno comprato i figli per l’occasione. Imbarazzo? «Nessuno. Se sei senza lavoro e senza speranza non c’è vergogna».
Passano ciccioni e magretti, mezza età e giovanissimi, calvi e capelloni, stonati e virtuosi del bel canto, palestrati a tutto tondo e sfigati con torace incassato. Nessuno si mostra né intimidito né pentito: spogliarsi davanti al pubblico pare esser diventato per i maschi un’operazione indolore. I soli a temere di potersi sentire fuori posto, il 4 dicembre, quando sotto la direzione di Gigi Proietti, il gran capo del Brancaccio che cura la regia dello spettacolo, nella scena finale del musical ispirato al celeberrimo film, dovranno improvvisare il loro sogliarello sono i due attori protagonisti: il cicciotto Rodolfo Laganà e il secchetto Giampiero Ingrassia, entrambi allievi, un tempo, del mitico Gigi.
Gli altri niente. Un po’ perché, dopo «Full Monty», per alcuni spogliarsi è diventato quasi un mestiere. Lo spiega un autoironico pancione, ex-parrucchiere, arrivato da Battipaglia e in partenza per Sapri: «Sono un ammasso di sensualità - dice -. Per questo mi chiamano nei locali: stasera sono di turno per divertire le signore in vacanza nel Cilento». Un po’ perché esibirsi, mostrarsi, curarsi, ammiccare, piacere non è più patrimonio esclusivamente femminile da quando impazza il mestiere di animatore dei club vacanze. Lo dichiara sfacciatamente un bellone di provincia di professione avvocato, civilista e penalista insieme, tanto per non farsi mancar niente: «Per anni l’ho fatto alla Valtur, adesso devo accontentarmi della discoteca. Se mi prendessero nello spettacolo ne sarei lieto: il mestiere di avvocato è ricco di tensioni che solo un palcoscenico può scaricare. Del resto, Paolo Conte non è avvocato pure lui? ».
La maggior parte dei convenuti, un migliaio di contatti telefonici solo a Radio Capital, la radio che ha lanciato e segue l’iniziativa, sono, però, aspiranti qualcosa: ballerini, contorsionisti, comici, cantanti, barzellettieri, gente pronta a tutto pur di conquistarsi, con quel minuto di spogliarello-audizione, il diritto a partecipare a uno degli spettacoli più attesi dell’anno, il musical che, al suo apparire, a Broadway, ha meritato 10 Tony Awards. E per ottenerlo, questo diritto, val la pena far vedere le mutande. Splipponi bianchi anni cinquanta di quelli che credevi scomparsi, splippini colorati da ragazzetto «figo» che segue la moda, cache-sex neri spaventosi e sadomaso, boxer di un improbabile color viola indossati da chi non sa che il viola in teatro porta male.
Uno ha letto l’avviso sul giornale che si faceva questa audizione, a uno gliel’ha detto un amico, un terzo spera nell’occasione della vita e ha lasciato lo stabile di Catania, dove recita abitualmente, per venirsela ad acciuffare questa benedetta occasione. C’è anche un poliziotto giovane e bello, con la passione del ballo. E se lo sanno nella polizia che succede? «Mi cacciano». C’è un piccolo imprenditore che vorrebbe cambiar vita: «Ho una mia impresina che lavora per le ferrovie. La sera faccio le pizze nel ristorante di un amico. Ma stare in palcoscenico mi tenta assai». E c’è un neo-melodico napoletano che intona con tutto il fiato che ha in gola: «Tu ca nun chiagne e chiagnere me fai, tu stasera addò stai?». Lei è cantante? «No, disoccupato organizzato». Militante? «Per carità. Disoccupato organizzato a superare la disoccupazione». Ci riesce? «Lavoro con mio padre. Ha una macelleria. L’aiuto».
Sfilano, nel calore del luglio romano reso più acuto dalle luci delle molte tv venute a riprendere l’evento, pance e sederi, pettorali e coscioni, barbe lunghe e calvizie fittizie, petti villosi e petti glabri. Uomini come tanti. Come tutti. Non hanno l’aria di chiedere un lavoro per pietà, ma l’aria di chi si sta divertendo un modo, alla faccia delle donne. (Simonetta Robiony)

"La Repubblica"
Nudi alla meta, qualcuno in mutande, i più arditi in perizoma maculato e calzino blu, corto ovviamente, anche il polpaccio ha il suo fascino, peccato negargli la ribalta. Ma poi chi l'ha detto che va di moda l'uomo glabro, tutto palestra e bicipite scolpito? Alle dieci della mattina, nell'afosissimo foyer del Brancaccio, un tripudio di stomaci triplo strato segnala moto ondoso in aumento, pettorali villosi degradano verso l'ombelico, più d'un maniglione dell'amore sussulta a passo di danza. Tutte parti del corpo esibite, scrollate, carezzate. Loro, i possessori, sono orgogliosi di essere così sfacciatamente normali, di quelli che la bilancia è solo un segno dello Zodiaco e ceretta un diminutivo di candela.
In fondo stanno cercando quattro aspiranti «disoccupati non particolarmente belli e aitanti», recita l'annuncio diffuso via radio, giornali e internet: gli interpreti del nuovo Full Monty diretto da Gigi Proietti, in cartellone dal 4 dicembre al teatro di via Merulana. Versione made in Italy del musical già in scena a Broadway, tratto dal cult di Peter Cattaneo: protagonisti sei metalmeccanici di Sheffield, Gran Bretagna, che s'inventano spogliarellisti per sopravvivere.
Un'occasione da non perdere, «Proietti è un maestro» è il ritornello che rimbalza fra i candidati, più di trecento, in fila per riempire il modulo d'iscrizione e ritirare il numero, un po' come al supermercato, solo che qui non si compra niente, si guadagna solo: 60 secondi di riflettori, telecamera e show personale dietro un separéé di cartone nero. Ognuno può fare e dire quello che vuole, «hai un minuto a disposizione, vai», incoraggia Fabrizio Celestini, sorridente produttore della Promnibus. E loro vanno: chi non ha portato la musica si spoglia sulla colonna sonora del film, con discrezione però, nessuno osa come natura crea, al massimo si resta in tanga, tanti non ci provano neppure, jeans e maglietta, recitano 'a livella e il Ciranò de Bergerac, cantano My Way e raccontano barzellette, «non sapevo che potevo levarmi i vestiti, sotto non ho nulla», arrossisce Fabio Massaro, imbianchino romano di 39 anni, «ma ho ballato lo stesso: questi sono treni che passano una volta nella vita, alla stazione bisogna farsi trovare».
Sono venuti da Sassari, Palermo, Napoli, fanno i periti informatici, gli agenti assicurativi, gli universitari, c'è persino un avvocato di origine polacca, un predicatore di Agrigento che per salutare urla «Alleluja», qualche disoccupato vero. Il sogno è la tv, il teatro un passaggio, non regala celebrità. Andrea Rizzoli, 27 anni, ha un negozio di ortopedia e la passione per il canto, il socio non sa che è venuto qui: la sua voce da baritono convince il produttore, gli chiedono di ballare, lui lo fa, ma di mostrare le pudenda non se ne parla. Alberto Ruocco, 36 anni, perizoma leopardato, si ferma appena in tempo. Arriva Rodolfo Laganà, poi Giampiero Ingrassia, le star dello spettacolo futuro: sono qui «per curiosare», dicono. In realtà era previsto: fa parte della messa in scena, attira gente, fa pubblicità.
«Ma davvero ci si deve spogliare tutti nudi?», chiede Gianni Picciotto, 44 anni, operaio Anas cassintegrato e licenziato. Ha lasciato casa perché non poteva pagare l'affitto, vive dal cognato con moglie e due figli, dice che «questa è una buona occasione, io a rubà non ci so andà». Sembra timido, ma quando la musica parte si dimena come un derviscio: «Non avevo nulla da perdere», sospira alla fine. (Giovanna Vitale)