AVVENIRE
- 15/03/2003
«Pinocchio», il musical degli effetti speciali
Scenografie felliniane per lo show dei Pooh in scena a Milano nel
nuovo Teatro della Luna. Marconi dirige con ritmo un giovane cast con
protagonista Manuel Frattini Morandi: «Vorrei farne parte»
Di Domenico Rigotti
Quando Collodi scrisse il suo Pinocchio (era il 1880) non poteva certo
immaginarsi che quella Storia di un burattino avrebbe avuto un numero di
traduzioni maggiore di tutti gli altri libri scritti in italiano. E che un
giorno sarebbe diventato oltre che film e balletti, anche un musical! Un
kolossal rumoroso, immaginifico, oleografico che gioca con gli effetti
speciali, come questo frutto maturo della Compagnia della Rancia, ovvero
di Saverio Marconi e della sua scatenata troupe. E che inaugura anche,
alle porte di Milano, il nuovo, confortevole Teatro della Luna. Un musical
che ha tanti papà e fatine alle spalle. Perché per fabbricare un musical
ambizioso come questo destinato, così è l'intenzione, a durare negli anni,
e viaggiare magari all'estero, non basta un pezzo di legno e la
botteguccia di Geppetto, ma serve una grossa carpenteria. Dove poter
fabbricare una scenografia imponente dentro la quale Pinocchio che è
l'estroverso, simpatico, un pizzico anche chapliniano e con il nasino
all'insù Manuel Frattini, possa, e con lui tutta la vasta brigata dei
personaggi, muoversi a suo agio (e magari nuotare in fondo al mare legato
a un trapezio, prima che venga divorato da una balena a dimensioni reali).
E va detto che Antonio Mastromattei ha lavorato alla grande costruendo
interni ed esterni degni di Cinecittà e pronti a ricreare un'Italietta di
ieri e un tantino felliniana. Dove poter realizzare centinaia di costumi
regalatici, questi, dalla sbrigliata, fresca fantasia di una fuoriclasse
come Zaira De Vincentiis.
E poi soprattutto con una colonna sonora che faccia da abile supporto. E
qui a lavorare con entusiasmo si sono buttati i Pooh macinando musiche - è
vero - un po' corrive e ripetitive, e cui manca un leit motiv, ma che
volano via funzionali sulla linea di un pop melodico, nemmeno trascurando
qualche rinascenza circense o da opera buffa italiana.
Un musical che, a parte qualche ovvietà, si muove allegramente nel regno
della fiaba rinunciando a quegli eccessi di interpretazione in cui più
volte si è tentato di proiettare l'innocente pupattolo di legno che si
ritroverà bambino in sofisticate mitologie contemporanee. Il racconto
mantenuto sostanzialmente fedele (il sapiente libretto di Pier Luigi
Ronchetti), la sola licenza quella di dare una mamma (eccesso di buonismo)
a Pinocchio. Fedele e con un ritmo giusto e pieno di energia quale sa
imprimere Saverio Marconi che per le coreografie ha accanto Fabrizio
Angelini (i momenti clou e più felici quelli della sequenza del teatro dei
burattini e di Pinocchio a scuola). Show miliardario, Pinocchio sfoggia un
cast («mi sarebbe piaciuto farne parte» dice Gianni Morandi dopo
l'anteprima)
quasi interamente giovanile, vocalmente non tutto prestigioso, ma pieno di
entusiasmo. Tra i molti sulla scena, citiamo Lena Biolcati, Arianna,
Pietro Pignatelli, Mauro Simone e, soprattutto, Simona Patitucci.
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